19 dicembre 2014
La salute del mondo sta cambiando: il "Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study 2013"
La salute del mondo sta cambiando. The Lancet ha pubblicato un importante studio sulle cause di mortalità nel mondo. Un dato di rilievo è la speranza di vita globale: nel 1990 era di circa 65 anni, nel 2013 è stata di 71 anni; 6 anni di vita guadagnati in media nel mondo.
20 novembre 2014
Transizione demografica, un’opportunità per l’Africa Subsahariana
Secondo il rapporto pubblicato il 18 novembre dal fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione ,
anche l’Africa ha cominciato a invecchiare e sta per entrare nella cosiddetta
transizione demografica.
La transizione demografica è un fenomeno avvenuto in Europa
nel secolo scorso, e successivamente in America e Asia, e consiste nel
passaggio da una popolazione caratterizzata da alta natalità e mortalità, a una
caratterizzata da bassa natalità e mortalità.
Come conseguenza delle migliorate condizioni di vita,
economiche e sociali, cresce la speranza di vita e diminuisce la natalità.
Grazie a questi trend, in Africa il numero di persone in età
lavorativa dovrebbe raddoppiare da qui al 2050. Questa congiuntura rappresenta
una chance unica, il cosiddetto “demographic divide”. Con un abbassamento della
natalità e una gran parte della popolazione attiva, anche l’Africa potrebbe
fare un balzo economico come quello che l’Asia ha conosciuto qualche anno fa.
Questo a patto che si effettuino gli investimenti necessari a sostenere questo balzo.
18 novembre 2014
Africa, cresce la diseguaglianza
La crescente disuguaglianza a livello mondiale potrebbe far
arretrare la lotta contro la povertà indietro di decenni . Sono le conclusioni
di un rapporto pubblicato da Oxfam, che mostra che il numero di miliardari nel
mondo sia più che raddoppiato dall’inizio della crisi finanziaria.
Nei paesi di tutto il mondo, la prosperità non sta
gocciolando verso il basso per la gente comune, ma va ad accrescere il
patrimonio dei ricchissimi. Le 85 persone più ricche del mondo detengono un
patrimonio pari a quello di metà della popolazione mondiale, e la loro
ricchezza è aumentata tra il 2013 e il 2014.
Le diseguaglianze stanno crescendo anche in Africa, dove si
contano 16 miliardari, accanto a 358 milioni di persone che vivono in estrema
povertà. Sarà difficile vincere la lotta contro la povertà se non si affronta contemporaneamente
quella contro la diseguaglianza.
14 novembre 2014
Patologie infettive croniche: emergenza sanitaria nelle carceri
La
Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe-onlus) e la Società Italiana di Malattie
Infettive e Tropicali (SIMIT)
hanno presentato oggi l'edizione 2015 de “La Salute non Conosce
Confini”, campagna d'informazione e di sensibilizzazione sulle
patologie infettive croniche negli istituti penitenziari italiani. È
allarme; in particolare la diffusione stimata tra il 30 e il 40%
dell'infezione da epatite C tra i detenuti -con l'evoluzione in cirrosi epatica che
ne consegue- appare oggi la prima emergenza sanitaria
da affrontare in questi contesti. Ma non solo: i dati mostrano come
altre patologie infettive siano diffuse in maniera preoccupante.
6 novembre 2014
UNAIDS: HIV and EBOLA update
È
stato recentemente pubblicato sul sito UNAIDS
un aggiornamento su HIV ed EBOLA. L'epidemia
di Ebola in Africa occidentale sta colpendo principalmente Guinea,
Liberia e Sierra Leone. Sono inoltre stati segnalati casi in Mali,
Nigeria, Senegal, Spagna e Stati Uniti. Secondo l'OMS, fino ad adesso
sono state contate 13,703 persone infette e confermati 4,920 decessi (dati del 27 ottobre); una
persona su 20 era un operatore sanitario.
Da
quando il virus è stato scoperto 40 anni fa, è la prima volta che
assistiamo ad una epidemia di tali dimensioni, che sta colpendo diversi paesi. Si parla
infatti di una crisi di salute pubblica e di una emergenza complessa
che coinvolge l'intero globo. La United
Nations Mission for Ebola Emergency Response
(UNMEER) sta lavorando, insieme ai governi, alle organizzazioni
regionali, alla società civile e al settore privato, su cinque
pilastri fondamentali: fermare l'epidemia, trattare le persone che si
sono infettate, garantire i servizi essenziali, preservare la
stabilità e prevenire ulteriori focolai.
Nei
paesi colpiti da ebola (Guinea, Sierra Leone e Liberia), si stima ci
siano un totale di 210,000 persone affette da HIV e circa 50,000
persone sottoposte alla terapia antiretrovirale (ART).
In
Guinea, circa il 75% delle persone in ART vive nella capitale Conakry;
in Sierra Leone, circa il 50% vive nella capitale Freetown. In
Liberia il 78% dei servizi sanitari (50 cliniche) si trova a
Montserrado County, che include anche la capitale Monrovia.
31 ottobre 2014
Delamanid: un nuovo farmaco contro la MDR-TB
Un nuovo farmaco, con un nuovo meccanismo d'azione – il delamanid – è disponibile per il trattamento di adulti affetti da tubercolosi
multi-resistente (MDR-TB), una forma di tubercolosi resistente a
isoniazide e rifampicina, i principali farmaci utilizzati in prima linea (vedipost).
Farmaco approvato
nell'aprile del 2014 dalla European Medicine Agency, passato
attraverso trial di
fase II b e studi sulla sicurezza e l'efficacia,
l'OMS ha ritenuto opportuno
emettere una guida ad interim
che elenca cinque condizioni che
devono essere presenti per l'uso di delamanid negli adulti.
23 ottobre 2014
Tubercolosi multi-resistente ai farmaci: allarme OMS
Gli
sforzi compiuti negli ultimi tempi per raccogliere dati sulla
tubercolosi hanno portato a risultati allarmanti: 9 milioni di
persone hanno contratto la tubercolosi nel 2013. Si sono registrati
1,5 milioni di decessi, tra cui 360.000 persone HIV positive.
La
relazione evidenzia anche che il tasso di mortalità è sceso del 45%
e che circa 37 milioni di vite siano state salvate dal 2000 grazie a
diagnosi e a trattamento efficaci. Tuttavia,
a destare ancor più preoccupazione è l'insorgenza sempre maggiore
di casi di tubercolosi multi-resistente. La
tubercolosi multi-resistente a farmaci (MDR-TB) rimane infatti ad un
livello critico, con circa 480.000 casi nel 2013. Dei circa 9 milioni
di persone che hanno contratto la TB durante l'ultimo anno, circa il
3,5% ha contratto ceppi resistenti, più difficili da trattare e con
tassi di guarigione più bassi. Negli
ultimi anni l'emergere della MDR-TB ha rappresentato una minaccia
crescente per l'intera salute globale. Le epidemie peggiori si
registrano in Europa orientale e in Asia centrale. Tuttavia
nello stesso tempo una maggiore capacità diagnostica della MDR-TB ha
accelerato anche la capacità di trattamento. Accanto alla MDR-TB,
100 paesi in tutto il mondo riportano casi di XDR-TB (Extensively
Drug-Resistant TB) ancora più costosa e difficile da trattare.
16 ottobre 2014
World Food Day 2014
Si
celebra oggi la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Sono
passati 33 anni da quel 16 ottobre 1981, in cui la FAO (The Food and Agricolture Organization)
decise di dedicare il giorno della sua fondazione, avvenuta nel 1945,
ad un argomento così importante. Quest'anno il tema “Family
Farming: Feeding the world, caring the earth”, punta
l'attenzione del mondo sul
ruolo significativo dell'agricoltura familiare nello sradicare
la fame e la
povertà, garantendo la sicurezza alimentre e la nutrizione,
migliorando i mezzi di sussistenza,
la gestione delle risorse naturali, la tutela dell'ambiente, per
realizzare uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle zone
rurali.
10 ottobre 2014
90-90-90: i nuovi obiettivi per la fine dell'epidemia da AIDS
Entro
il 2020, il 90% di tutte le persone HIV positive conoscerà il proprio status; entro il 2020 tutte le persone che hanno ricevuto una
diagnosi di infezione da HIV riceverà una terapia antiretrovirale
sostenibile; entro il 2020, il 90% di tutte le persone HIV positive
che ricevono la terapia raggiungerà la soppressione della carica
virale. I modelli
suggeriscono che il raggiungimento di questi tre obiettivi consentirà
di porre fine all'epidemia da HIV entro il 2030. E'
quanto emerge dal nuovo rapporto UNAIDS di recente pubblicazione.
6 ottobre 2014
Tornare alle origine della pandemia da HIV: il ruolo dei fattori sociali
La ferrovia,
una delle invenzioni più importanti dell’umanità, sembra aver avuto un ruolo
fondamentale nei primi anni di diffusione del virus HIV. E’ quanto
emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Science. Un team internazionale, guidato da studiosi dell’Universita di Oxford e dell’Università
di Lovanio, ha ricostruito la storia del virus HIV-1 appartenente al gruppo M. L’antenato comune del gruppo M sembrerebbe risalire all'anno 1920 e la diffusione sarebbe originata dalla città di Kinshasa, l’attuale capitale della Repubblica
Democratica del Congo.
1 ottobre 2014
L'OMS e le cure prenatali in Mozambico
L’assistenza prenatale è un fattore importante per garantire
alle donne di partorire in sicurezza i loro figli e per far sì che questi
nascano sani. L’OMS lancia un nuovo programma: in tutto il Mozambico 10 cliniche forniranno servizi completi di assistenza
prenatale entro la fine del 2015. Il programma vuole inoltre sottolineare l'importanza di un
approccio alle cure sanitarie centrato sulla persona, garantendo a tutti
l'accesso ai servizi di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno.
Il Mozambico è stato il primo ad adottare nel 2008 il
modello di cure prenatali dell’OMS. Tuttavia nella pratica la cosa si è
rivelata meno facile del previsto. La mancanza di forniture mediche, i servizi
a pagamento, la distanza dal centro di cura con il costo dei trasporti ad essa
connesso, hanno portato le donne ad allontanarsi dai servizi di cura.25 settembre 2014
Malawi, la sfida della retention
Nel 2011 il Ministero della Salute del Malawi ha adottato un
approccio pragmatico e di salute pubblica al fine di espandere su larga scala
il protocollo terapeutico più efficace per la trasmissione madre-bambino dell’HIV.
La strategia è stata chiamata Option B+ e consiste nella somministrazione a
vita della terapia antiretrovirale a qualsiasi donna in gravidanza che venga testata positiva all’HIV. Come già evidenziato in un precedente post, questo
approccio ha permesso di raggiungere moltissime donne che hanno così beneficiato
delle cure.
Di cruciale importanza ai fini di raggiungere l’obiettivo di
eliminare la trasmissione madre-bambino e di ridurre anche la mortalità
materna, è la retention delle donne, cioè il fatto che rimangano nel tempo
fedeli alla terapia e in contatto con il centro di salute.
Secondo i dati di
una recente analisi, il 76,9% delle donne che iniziano la terapia è ancora in
cura dopo 12 mesi. Nello studio si è cercato di evidenziare e comprendere i
fattori che influenzano questa retention. L’abbandono della terapia è risultato
più elevato nei primi mesi di trattamento, nelle strutture grandi rispetto a
quelle piccole. Inoltre l’abbandono è significativamente più elevato se alla
donna viene proposto di iniziare la terapia il giorno stesso in cui fa il test.
L’approccio di iniziare la terapia il
giorno stesso del test è dovuto alla costatazione che precedentemente, molte
donne aspettavano settimane o anche mesi prima di avere accesso alla terapia.
Tuttavia, questi ultimi risultati sembrano indicare che, come buona pratica,
sia necessario dare alla donna un tempo minimo per accettare la notizia della
sieropositività e per informare la famiglia.
24 settembre 2014
Mortalità infantile: rapporto 2014
Nuovi dati diffusi recentemente dalle Nazioni Unite mostrano come il tasso di mortalità tra i bambini con un’età inferiore ai cinque anni
sia sceso del 49% tra il 1990 e il 2013. I progressi compiuti sono tuttavia
ancora lontani dall’obiettivo di ridurre dei
due terzi la mortalità infantile entro il 2015. Le nuove stime del recente rapporto Levels and Trends in Child Mortality 2014 mostrano che nel 2013, 6,3
milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti per cause in gran parte
prevenibili, circa 200,000 in meno
rispetto al 2012. Ancora si registrano ogni giorno quasi 17,000 morti tra i
bambini.
18 settembre 2014
Mozambique Country report 2014
Il Mozambico è uno dei paesi del mondo più colpiti
dall'epidemia da HIV. La prevalenza tra gli adulti si attesta intorno al 10%
nel nord del paese, 16% al centro e 23% al sud.
La risposta del governo all'epidemia, grazie anche al
sostegno internazionale, sta crescendo e diventando più efficace come
testimoniato dal Progress Report del 2014. Le risorse sono state impiegate
soprattutto per finanziare il trattamento, per rinforzare la coordinazione
nazionale del programma, e per il miglioramento delle infrastrutture.
Importanti progressi sono stati fatti nel settore della
prevenzione madre-bambino, con il
passaggio nel 2013 all’Option B+, che viene ora effettuata in 534 strutture
sanitarie del paese. La percentuale di donne che ricevono ARV durante la
gravidanza è passata dal 45% del 2009 all’83% del 2012. Progressi sono stati
fatti anche nella diagnosi precoce dei bambini, con 4 laboratori di riferimento
nazionali che offrono la PCR (a Maputo, Beira, Nampula e Quelimane).
Per quanto riguarda l’offerta di trattamento
antiretrovirale, sono quasi 500.000 le persone in terapia antiretrovirale nel
2013, con un incremento di 200.000 persone rispetto al 2012.
Tuttavia bisogna ricordare che le persone che vivono con HIV
in Mozambico sono stimate attorno a 1.500.000, quindi molto resta ancora da
fare in termini di test e accesso ai farmaci.
12 settembre 2014
Repubblica Centrafricana: salute e pace
"Il Centrafrica é molto grande e c'é spazio per tutti. Eppure oggi, su 4 milioni di abitanti più di un milione e mezzo sono dovuti fuggire dalle loro case e sopravvivono solo grazie agli aiuti internazionali." Sono parole di Lea Koyassoum Doumta, Vicepresidente del Parlamento della Repubblica Centrafricana, ad Anversa, nel suo intervento alla cerimonia finale dell'incontro organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, fondata da Andrea Riccardi, dal titolo "Peace is The Future". Il Centrafrica sta vivendo momenti molto difficili, da molti mesi la violenza diffusa sta mettendo in ginocchio il paese; continua Lea Koyassoum Doumta: "Ho molto viaggiato per le città e i villaggi delle nostre province e ho visto uomini, donne e bambini fuggire davanti alle violenze e agli scontri. Villaggi incendiati dappertutto. Che sia a Bouca, a Bossangoa, a Bambari, a Dekoa, a Kaga Bandoro non c’è luogo che non porti le cicatrici della guerra."
Come sempre la guerra si sta portando dietro il suo pesante fardello di povertà e distruzione. L'HIV non fa eccezione.
9 settembre 2014
AIDS in Sud Sudan: l'altro aspetto della crisi umanitaria
Da dicembre 2013 in Sud Sudan le divisioni politiche ed
etniche tra le forze
rivali fedeli rispettivamente al presidente Salva Kiir e all’ex vicepresidente
Riek Machar hanno dato luogo ad
uno spaventoso conflitto. Gli scontri, iniziati nella capitale Juba si sono
rapidamente propagati in tutto il Sud Sudan. Le
conseguenze sono state e sono tuttora drammatiche: dall’inizio dei combattimenti migliaia di civili sono stati uccisi,
villaggi distrutti e 1.700.000 persone costrette ad abbandonare case e terre
per rifugiarsi in luoghi spesso insicuri, tormentati da fame e malattie, tra
cui l’AIDS. E’ ciò che sta accadendo alla popolazione di Jonglei che per
sfuggire ai combattimenti si sta rifugiando in nuovi insediamenti lontani
chilometri dalla città di origine. Tra questi, la città di Nimule, al
confine con il nord dell’Uganda, più sicura rispetto al resto del paese ma ad
alta prevalenza di HIV (4,4% secondo l'Antenatal
Clinics Surveillance Report, dati 2012), sopra la media nazionale del 2,6%.
5 settembre 2014
Il progresso della lotta all’AIDS in Sudafrica
Il Sudafrica ha vissuto in questi ultimi anni una notevole
evoluzione per quanto riguarda l’approccio all’epidemia da HIV/AIDS. È quanto
riporta una relazione pubblicata sul New York Times. In seguito al miracolo di una transizione democratica dall’apartheid alla
democrazia “non-razziale”, il Sudafrica ha dovuto affrontare l’incubo della
malattia. Durante la presidenza di Thabo Mbeki l’epidemia da AIDS nel paese è
rimasta fuori controllo, comportando un aumento delle morti e una diminuzione
dell’aspettativa di vita.
La popolazione nera ha portato la maggior parte del carico
dell’infezione.
1 settembre 2014
Tanzania e HIV: ancora troppi abbandonano la terapia
Una buona retention (rimanere collegati al percorso di cure)
è indispensabile al fine di prevenire l’emergere di resistenze virali che
potrebbero rendere inefficace la terapia. Un recente studio condotto in Tanzania
ha mostrato le difficoltà a tenere i pazienti in cura in questo paese. In molti
contesti, non essendo possibile il monitoraggio routinario delle resistenze nei
pazienti, per motivi di costo, vengono monitorati quegli indicatori,
relativamente facili da misurare, che indicano un livello sufficiente per
prevenire le resistenze. Gli indicatori principali il cui monitoraggio è
raccomandato dall’OMS sono: 1) la percentuale di pazienti che iniziano un
corretto regime terapeutico, sul totale di quelli che iniziano la ARV, 2) la percentuale di pazienti persi di vista dopo
12 mesi di terapia, 3) la percentuale di pazienti che sono ancora in
trattamento di prima linea dopo 12 mesi di terapia.
Uno studio retrospettivo è stato effettuato in Tanzania sui
pazienti di 35 cliniche, per verificare questi indicatori.
27 agosto 2014
Migliora la sopravvivenza delle persone con HIV
Uno studio su 11 coorti di quasi 50000 partecipanti in Europa, USA, Australia, ha analizzato le cause di morte delle persone con HIV in terapia, dal 1999 al 2011. Si ossserva una costante diminuzione della mortalità, da 17,5 morti per 1000 person- years del 1999 a 9 morti per 1000 person- years del 2011.
Da notare che nei paesi in via di sviluppo, tale mortalità è generalmente di 10 volte superiore, anche nelle persone che fanno terapia.
E’ stata osservata una diminuzione in tutte le cause di morte, anche in quelle cardiovascolari. Solo la mortalità per tumore sembra essere lievemente aumentata.
Il fattore più fortemente legato alla diminuzione della mortalità è stato l’aumento di cellule CD4 osservato nella popolazione.
La soppressione virale (CV<400 copie) è anch’essa legata a una migliore sopravvivenza.
Da notare che nei paesi in via di sviluppo, tale mortalità è generalmente di 10 volte superiore, anche nelle persone che fanno terapia.
E’ stata osservata una diminuzione in tutte le cause di morte, anche in quelle cardiovascolari. Solo la mortalità per tumore sembra essere lievemente aumentata.
Il fattore più fortemente legato alla diminuzione della mortalità è stato l’aumento di cellule CD4 osservato nella popolazione.
La soppressione virale (CV<400 copie) è anch’essa legata a una migliore sopravvivenza.
25 agosto 2014
Botswana: terapia antiretrovirale gratuita per i detenuti stranieri
Il Botswana sta fronteggiando l'infezione da HIV con grandi successi, non ultimo la somministrazione gratuita della cura ai detenuti stranieri, secondo quanto dichiarato recentemente da una sentenza dell'Alta Corte.
Il Botswana è uno stato piuttosto esteso dell’Africa australe, situato nella parte più inospitale e desertica dell’Africa meridionale. Domina il territorio un altopiano. Circa il 70% del paese è occupato dal deserto del Kalahari. Privo di accesso al mare a causa della definizione coloniale dei suoi confini ma collegato ad esso attraverso il fiume Limpopo che giunge fino in Mozambico.
L’indipendenza
dal protettorato britannico, avvenuta nel 1966, insieme alla scoperta di
giacimenti minerari e alla stabilità da politica (da sempre in Botswana esiste
una convivenza pacifica tra bianchi e bantu, espressa anche dai colori della
bandiera nazionale), hanno fatto del Botswana uno degli stati più ricchi del
continente.
La popolazione
del Botswana si è triplicata in trent’anni, con una crescita annua del 2%. Tuttavia
dal 2000 tale crescita si è arrestata e ha vissuto un’inversione di tendenza. Tra
le cause: gli effetti devastanti della diffusione dell’HIV. In quegli anni
infatti la struttura demografica appariva costituita per il 40% da giovani
sotto i 15 anni, mentre solo il 5% aveva più di 60 anni: la popolazione adulta
falcidiata dal virus lasciando migliaia di orfani.
Secondo le
più recenti stime UNAIDS (2013), la prevalenza
dell’HIV tra gli adulti è di circa il 20%.
20 agosto 2014
HIV: di troppe mutazioni si può morire, le ricerche del MIT
I ricercatori sanno bene che HIV muta molto rapidamente. L'alta capacità replicativa del virus, estremamente soggetta a mutazioni, è stata ed è tuttora la maggiore barriera nella lotta farmacologica all'infezione da HIV. I ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology), coordinati dal prof. Essigmann, stanno lavorando su una strada ancora poco battuta: sfruttare le mutazioni del virus per eradicare l'infezione.
Tutti i farmaci attivi sul virus esercitano una selezione che porta allo sviluppo di ceppi virali resistenti al farmaco, che perde sempre più di efficacia. Tutte le attuali terapie antiretrovirali cercano di aggirare il problema combinando tre diverse molecole, in modo da impedire al virus di sviluppare resistenze. Per le sue caratteristiche replicative, il virus è in grado di mutare rapidamente, creando tantissime varietà di virus, alcune di queste sono in grado di sopravvivere, ma la maggior parte delle mutazioni intaccano i meccanismi vitali del virus stesso. In generale, si ritiene che un virus mutato riduca la propria capacità di sopravvivere (fitness) e solo ulteriori mutazioni sarebbero in grado di migliorarla.
18 agosto 2014
Test rapidi per la malaria: una overview
È di recente pubblicazione un nuovo report dell’OMS sulla valutazione di test rapidi di diagnosi per la malaria (RDTs). Con tale rapporto si
vuole fornire una misura comparativa della performance di tali test, per distinguere quali abbiano una prestazione migliore e quali una peggiore.
L’OMS stima che circa la metà della popolazione mondiale sia
a rischio di malaria. Nel 2012 si stimano 207 milioni di casi con 627.000
decessi.
Circa il 90% di tutte le morti a causa della malaria si
verifica in Africa sub-sahariana, il 77% in bambini sotto i 5 anni.
La malaria rimane endemica in 104 paesi e mentre è in
aumento la diagnosi basata sulla ricerca del parassita, la maggior parte dei
casi di sospetta malattia non sono adeguatamente confermati, portando ad un
eccessivo utilizzo empirico di farmaci antimalarici e ad uno scarso
monitoraggio della malattia stessa.
13 agosto 2014
Ebola, più di 1000 morti
Sono ormai più di mille i morti provocati dal virus Ebola,
nel focolaio più vasto mai verificato di questa malattia, che colpisce Guinea, Liberia, Sierra Leone e
con qualche caso in Nigeria. E’ la Liberia il paese dove attualmente l’epidemia
sta viaggiando più rapidamente, con 45 casi (sospetti o confermati) e 29 morti
negli ultimi 3 giorni.
Nel mese di marzo è stato reso noto che si erano verificati
casi di Ebola nella zona di Gueckedou, regione
frontaliera tra Guinea, Liberia e Sierra Leone.
Fino al 31 luglio l’OMS non raccomandava alcuna restrizione
a viaggi o commerci da e con i paesi interessati, ma il 7 agosto infine ha dichiarato che l’epidemia costituisce un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale.
La presidente della Liberia, Ellen Sirleaf Johnson ha
decretato lo stato di emergenza il 6 agosto, insieme ad una serie di altre
misure volte a contenere l’epidemia
7 agosto 2014
Monitoraggio della carica virale dell'HIV: gold standard anche per i paesi poveri
Il monitoraggio routinario della carica virale (CV) nei
pazienti HIV positivi in trattamento è ormai da tempo raccomandato a livello
internazionale (vedi post). Nel 2013 l’OMS ha indicato la carica virale come la strategia migliore per
diagnosticare e confermare il fallimento della terapia antiretrovirale.
È di recente pubblicazione un nuovo report dell’OMS. Scopo dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità è quello di fornire una guida di alto livello su attuazione
e scaling up del test della CV dell’HIV
all’interno di programmi ministeriali,
utilizzando un approccio in tre fasi: (1) pianificazione; (2) scale-up; e (3) sostenibilità.
5 agosto 2014
OMS: aggiornamento globale sulla risposta all'HIV
La
massiccia espansione a livello globale degli interventi su l’HIV ha trasformato negli anni l’epidemia da AIDS e con essa il più vasto panorama della sanità pubblica,
dimostrando che il diritto alla salute può essere realizzato anche nelle più
difficili circostanze.
È
quanto riporta un recente documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS). La strategia è stata ed è tuttora finalizzata a massimizzare
collegamenti e sinergie con aree vitali della salute pubblica, in modo da
migliorare i risultati di salute generale e rafforzare sistemi sanitari e
comunitari per azioni sostenibili.
Il
settore dell’HIV è infatti destinato ad influenzare altri settori, adottando
politiche che riflettono quelle che sono le priorità per la salute pubblica.
1 agosto 2014
Allattamento al seno: il goal vincente per la vita!
La
settimana mondiale dell’allattamento al seno si celebra ogni anno dal primo al
7 agosto in più di 170 paesi per incoraggiare l’allattamento al seno e migliorare
la salute dei bambini in tutto il mondo.
Per
una crescita e uno sviluppo sani l’allattamento al seno è la scelta migliore.
E’
infatti il primo e il più importante intervento di sanità pubblica per tutti i
neonati e gli infanti, per garantire loro una vita lunga e sana.
La
qualità della cura per madri e neonati alla nascita e durante la prima
settimana di vita ha un impatto importante, salvando vite materne e neonatali.
Attualmente,
il 44% di tutte le morti entro i primi 5 anni di vita avviene nel primo mese di
vita.
I
bambini più piccoli presentano il più grande rischio di morte e l’80% delle
morti neonatali avvengono tra bambini nati prematuri o più piccoli dell’età
gestazionale nati in Asia e in Africa sub-sahariana. Il latte materno è il cibo
migliore per questi bambini.
Inoltre,
data la preoccupante sovrapposizione esistente tra HIV e malnutrizione presente
nelle aree dell’Africa sub-sahariana, il problema si presenta con tutta la sua
urgenza: non solo garantire ai neonati/bambini il cibo migliore, ma anche e
soprattutto garantire loro un cibo sicuro. Allattare in sicurezza, senza il
rischio di trasmettere il virus HIV è desiderio di ogni madre sieropositiva.
Ricordiamo
i risultati raggiunti dal Programma DREAM che fin dai suoi inizi ha incoraggiato l’allattamento
al seno tra le donne sieropositive in trattamento con la triterapia
antiretrovirale. Tra i bambini il tasso complessivo di trasmissione dell’HIV a 24 mesi è del
3,2%. A giugno 2014 sono più di 25.500 i bambini nati sani dal programma di
prevenzione verticale che quindi non sono stati contagiati né durante la
gravidanza né durante l’allattamento al seno.
L’OMS vuole mettere in atto un intervento che comprenda la messa in atto di un piano
di azione pe mettere fine alle morti prevenibili, raggiungendo l’obiettivo dell’allattamento
esclusivo per almeno il 50% dei casi entro il 2025.
30 luglio 2014
WHO: accesso a farmaci antiretrovirali nei paesi a basso e medio reddito
Alla fine del 2013, oltre 11.7
milioni di persone che vivono in paesi a basso e medio reddito sono stati messi in
terapia con antiretrovirali (ART), rappresentando circa un terzo di tutti gli
HIV positivi che vivono in questi paesi. Secondo le linee guida 2013 dell’OMS,
si stima che sono circa 28.6 milioni le presone che dovrebbero essere raggiunte
da tale trattamento. Questo indica che è necessario intensificare gli sforzi
per espandere l’accesso alla ART. Tuttavia, estendere il trattamento con
antiretrovirali significa anche che i giusti farmaci siano disponibili.
Un nuovo rapporto dell’OMS fa il punto della situazione, esaminando
le tendenze globali in termini di prezzo degli antiretrovirali e valutando come
le linee guida dell’OMS abbiano influenzato la diffusione delle diverse
formulazioni di antiretrovirali.
Si osserva infatti come tendenza un aumento dell’accesso
ai farmaci, con diminuzione del costo degli antiretrovirali grazie a politiche internazionali e a iniziative che
hanno creato un mercato più efficiente.
28 luglio 2014
Giornata mondiale contro l'epatite
Le epatiti virali, che racchiudono un gruppo di
malattie infettive conosciute come epatite A, B, C, D ed E, colpiscono oggi centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, provocando malattie epatiche
acute e croniche che portano alla morte di 1.4 milioni di individui ogni anno. Tuttavia, l’epatite rimane ancora una malattia ignorata e sconosciuta.
L'OMS dedica il 28 luglio alla giornata mondiale contro l'epatite. La data scelta ricorda quella del compleanno del Professor Baruch Samuel Blumberg che nel 1976 vinse il Premio Nobel per la Fisiologia e per la Medicina grazie al lavoro condotto sull’epatite B, di cui aveva scoperto il virus.
25 luglio 2014
Non possiamo scappare dalla crisi dell'AIDS pediatrico!
Fonte: allAfrica.com
I bambini stanno rimanendo indietro nella lotta all'AIDS, è emerso in questi giorni a Melbourne nel corso della ventesima International AIDS Conference. Secondo l'UNICEF i bambini sotto i 15 anni rappresentano circa il 9% di tutte le persone infettate con HIV al mondo e il 13% delle morti per AIDS, inoltre i neonati sono i più vulnerabili all'HIV e i pazienti meno serviti dai servizi di cura.
La letteratura scientifica ha ormai da anni dimostrato che l'inizio precoce della terapia antiretrovirale, specialmente nei bambini, può salvare milioni di vite, ma la copertura con i farmaci tra i bambini è ancora inferiore al 34%. Ciò significa che meno di un bambino su tre con HIV è raggiunto dalla terapia che è in grado di salvargli la vita.
Un altro punto chiave nella lotta all'HIV pediatrico è la diagnosi precoce.
23 luglio 2014
Solidarietà con le vittime del volo MH17
La redazione di No AIDS in Africa esprime profondo cordoglio per i passeggeri del volo MH17 deceduti a seguito dell'abbattimento del velivolo. Nell'esprimere la vicinanza a tutti i familiari, No AIDS in Africa vuole ricordare le tante vittime che erano impegnate nella ricerca e più in generale nella lotta all'AIDS.
Oggi che la comunità scientifica piange la perdita di scienziati, medici e ricercatori, la follia della guerra appare in tutta la sua drammatica evidenza.
Oggi che la comunità scientifica piange la perdita di scienziati, medici e ricercatori, la follia della guerra appare in tutta la sua drammatica evidenza.
18 luglio 2014
Anno 2030: fine dell'epidemia da HIV?
Mettere in
atto provvedimenti intelligenti per colmare il divario tra coloro che conoscono
il loro stato di HIV positivi e che hanno accesso a servizi e a trattamento e
coloro che sono ben lontani da tutto questo: è la strada per porre fine all’epidemia
da HIV entro il 2030.
È da queste
considerazioni che è nato il nuovo Rapporto UNAIDS lanciato in questi giorni: “The Gap Report”. Come colmare il divario tra le persone che fanno passi in avanti e
quelle che rimangono indietro nel cammino verso la fine dell’epidemia?
Circa 19 dei 35 milioni che vivono con l’HIV in tutto il mondo non conoscono il loro
stato di sieropositivi. In Africa
sub-sahariana, il 90% delle persone che conoscono il loro stato di HIV+ sono in trattamento. Secondo il direttore UNAIDS Michel Sidibé,
occorre mettere in atto una implementazione più rapida per colmare il divario
tra coloro che conoscono il loro stato e coloro che non lo conoscono, tra
coloro che possono avere accesso ai
servizi e coloro che non possono. Coloro che
verranno a conoscenza del loro status, cercheranno poi il trattamento salvavita.
15 luglio 2014
Ghana: 27mila bambini con HIV rischiano di non avere farmaci
In Ghana l'HIV colpisce circa 27.000 bambini al di sotto dei 14 anni. Si stima che circa 1 milione di bambini siano orfani di uno o entrambi i genitori a causa dell'AIDS. Il Ghana National AIDS Control Programme (GNACP) esprime preoccupazione per la mancanza nel paese di farmaci in formulazione pediatrica. I 27.000 bambini con il virus rischiano la vita per l'assenza di farmaci adeguati, mancano centri di cura e ospedalizzazione per i pazienti pediatrici. L'infezione da HIV in Ghana, pur non essendo a livelli di altri paesi africani, è comunque un'epidemia generalizzata che necessita di risposte coordinate da parte del sistema sanitario e di tutta la società (Gli insegnanti sieropositivi e lo stigma: una questione di sviluppo).
Approfondimenti:
WHO Ghana
UNAIDS Ghana
UNICEF Ghana
Approfondimenti:
WHO Ghana
UNAIDS Ghana
UNICEF Ghana
11 luglio 2014
Gli insegnanti sieropositivi e lo stigma: una questione di sviluppo
In Ghana la stigmatizzazione legata all’HIV/AIDS sta
colpendo anche gli insegnati.
E’ quanto è emerso dal workshop che si è tenuto a Dodowa nel
distretto di Shai Osu-Doku, nella regione di Accra.
Il servizio di educazione del Ghana ha una politica che
vuole mantenere all’interno del suo staff personale HIV positivo, tuttavia sono
solo 120 gli insegnanti che hanno aderito al Network of Teachers and Educational Workers on HIV/AIDS Ghana (NETEWAG).
Il workshop ha riunito le parti interessate in materia di
HIV/AIDS, al fine di raccogliere idee e di disegnare un piano strategico per lo sviluppo del NETEWAG e per ridurre lo
stigma e la discriminazione.
3 luglio 2014
Invecchiamento e HIV
Già alla fine del 2013 UNAIDS aveva pubblicato un report
su HIV ed età (vedi post).
Negli anni si è registrato infatti un aumento delle persone HIV positive con più di 50 anni di età.
Una quota che cresce, di cui quasi un terzo nei paesi ad alto reddito e circa il 10% nei paesi a
basso reddito.
I sistemi sanitari
devono dunque interrogarsi su questo aspetto, per essere pronti a rispondere
alle esigenze di questi malati. Nessuno infatti conosce quale sarà la qualità
della vita di coloro che stanno diventando anziani con HIV/AIDS.
Ricercatori del St. Michael’s Hospital stanno lavorando su questo e la loro ricerca sarà pubblicata sulla rivista Current Opinion in HIV and AIDS.
Secondo il dottor Sean B. Rourke, neuropsicologo e direttore
della Neurobehavioural Research Unit del
St. Michael’s Hospital, è positivo che questi pazienti riescano ad invecchiare,
segno di un miglioramento dei servizi sanitari e di un trattamento efficace,
che raggiunge le persone e che si adatta ad esse tanto da rendere l’AIDS una
malattia cronica.
Tuttavia l’invecchiamento di chi è affetto da HIV può essere
più impegnativo rispetto a quello della popolazione generale. Non soltanto dal punto
di vista sociale (maggior rischio di isolamento sociale, perdita degli amici e
stigmatizzazione) ma soprattutto dal punto di vista clinico. Gli adulti con HIV
sviluppano infatti problemi cardiovascolari, osteoporosi, problemi renali e
neurocognitivi 10, 15 o 20 anni prima rispetto alla popolazione generale. I
problemi cerebrali a cui possono andare incontro sono dovuti a una
infiammazione dei tessuti, simile a quella dovuta ad un trauma cranico, ma
perenne. Ci possono essere problemi di attenzione e deficit di memoria.
Queste patologie possono essere gravemente invalidanti in
persone che hanno un’età che in realtà permetterebbe loro di continuare a
lavorare.
Il corpo di ricerca del Dr Rourke sta quindi esplorando
interventi ed altre strategie per ridurre al minimo l'impatto negativo
dell'invecchiamento con l'HIV.
1 luglio 2014
HIV, iniezioni più sicure
Utilizzare siringhe, aghi o taglienti già usati e non adeguatamente sterilizzati porta un rischio di trasmissione di alcune malattie come HIV, HBV e HCV.
Nel 2000, l’OMS stimava che, nei paesi a basso e medio reddito, il 5% delle nuove infezioni da HIV, il 32% delle nuove infezioni da HBV e il 40% delle nuove infezioni da HCV fossero dovute a questa modalità. Da allora, è stata lanciata una campagna a livello globale (Safe Infection Global Network) e molte azioni sono state intraprese per ridurre questo rischio nelle strutture sanitarie. Una nuova stima delle infezioni da HIV, HBV e HCV dovute a iniezioni non sicure è stata effettuata nel 2010. Secondo tale nuovo dato, a livello globale c’è stata una diminuzione dell’87% delle infezioni da HIV dovute a iniezioni e altre procedure mediche non sicure, e una diminuzione dell’83% e del 91% delle infezioni da HCV e HBV. Per quanto riguarda l’epatite B, tale riduzione estremamente marcata si deve anche alla vaccinazione.
Quindi attualmente, meno dell’1% delle nuove infezioni da HIV è dovuta a iniezioni non sicure, si tratta di un notevole successo di sanità pubblica e oggi l’eliminazione di questa via di trasmissione appare un obiettivo raggiungibile.
Ulteriori sforzi devono essere fatti per bloccare altri modi di trasmissione iatrogena, come l’uso di flaconi di farmaci o liquidi da infusione multidose, cure dentarie con inadeguata sterilizzazione, trasfusioni non controllate, circoncisioni e tatuaggi effettuati in ambiti non sicuri.
L’eliminazione delle infezioni iatrogene è prima di tutto un imperativo morale, come ci ricorda il principio ippocratico: primum, non nocere!
Nel 2000, l’OMS stimava che, nei paesi a basso e medio reddito, il 5% delle nuove infezioni da HIV, il 32% delle nuove infezioni da HBV e il 40% delle nuove infezioni da HCV fossero dovute a questa modalità. Da allora, è stata lanciata una campagna a livello globale (Safe Infection Global Network) e molte azioni sono state intraprese per ridurre questo rischio nelle strutture sanitarie. Una nuova stima delle infezioni da HIV, HBV e HCV dovute a iniezioni non sicure è stata effettuata nel 2010. Secondo tale nuovo dato, a livello globale c’è stata una diminuzione dell’87% delle infezioni da HIV dovute a iniezioni e altre procedure mediche non sicure, e una diminuzione dell’83% e del 91% delle infezioni da HCV e HBV. Per quanto riguarda l’epatite B, tale riduzione estremamente marcata si deve anche alla vaccinazione.
Quindi attualmente, meno dell’1% delle nuove infezioni da HIV è dovuta a iniezioni non sicure, si tratta di un notevole successo di sanità pubblica e oggi l’eliminazione di questa via di trasmissione appare un obiettivo raggiungibile.
Ulteriori sforzi devono essere fatti per bloccare altri modi di trasmissione iatrogena, come l’uso di flaconi di farmaci o liquidi da infusione multidose, cure dentarie con inadeguata sterilizzazione, trasfusioni non controllate, circoncisioni e tatuaggi effettuati in ambiti non sicuri.
L’eliminazione delle infezioni iatrogene è prima di tutto un imperativo morale, come ci ricorda il principio ippocratico: primum, non nocere!
27 giugno 2014
La cura dell'HIV in Zambesia, Mozambico
L’abbandono della terapia antiretrovirale da parte dei
pazienti seguiti dal sistema sanitario nazionale in Mozambico sta preoccupando le autorità locali. In particolare tale abbandono sta coinvolgendo la parte nord della provincia della Zambesia, il distretto di Gilé .
E’ quanto riportato da uno dei principali quotidiani del paese, Noticias. Il medico responsabile del distretto di
Gilé rivela che in circa 5 mesi si è visto un abbandono di circa il 90%
tra i nuovi arruolati. In tale distretto, sono solo 7 le unità sanitarie che distribuiscono
il trattamento.
24 giugno 2014
E’ in arrivo l’auto-test per l’HIV
E’ stato
pubblicato in questi giorni un nuovo aggiornamento tecnico UNAIDS/OMS sull’auto-test per l’HIV.
L’aggiornamento, dal titolo A short technical update on self-testing for HIV mira a
sintetizzare le esperienze, la ricerca e le politiche in materia di test
autodiagnostici per l'HIV, al fine di informare coloro che intendono attuare tale
approccio.
Tramite l’auto-test,
chi vuole conoscere il proprio stato di sieropositività, può eseguire il test
ed interpretare il risultato in privato. Ogni risultato positivo (presenza di anticorpi anti
HIV-1/2 o di antigene HIV-1 p24) deve essere poi confermato da un operatore
sanitario, in conformità con le procedure nazionali.
La procedura
per l’auto-test comporta infatti il sostegno di un operatore sanitario o di un
volontario che è presente prima e dopo l'esecuzione. Tale supporto può fornire
informazioni su come eseguire il test e sostenere il paziente con il pre e il post-counselling.
20 giugno 2014
Cellulari e SMS in aiuto dei malati di AIDS
Diverse sono le strategie che si tenta di mettere in atto
per migliorare la prevenzione materno-infantile dell’HIV. L’utilizzo della
telefonia mobile può aiutare ad aumentare il legame esistente tra centro di
cura e paziente, migliorando la fidelizzazione di questo ai programmi di
trattamento.
In particolare, si è visto come l’utilizzo di short message service (sms) sia un
metodo facile ed economico da utilizzare in paesi a risorse limitate dove
problemi economici (costo dei trasporti) e logistici (abitazioni lontane dal
centro di cura) rendono difficile il rispetto del programma di cura da parte
del paziente.
Uno studio condotto in Kenya, e pubblicato sulla rivista The Lancet ha voluto valutare l’aiuto che può dare l’utilizzo della teconologia della
telefonia mobile nell’aumentare il legame tra operatori sanitari e pazienti che
iniziano la terapia antiretrovirale (ARV) in termini di aderenza e soppressione
della carica virale (CV). Al termine dello studio, condotto per più di 1 anno, è
risultato che i pazienti che avevano ricevuto il supporto degli SMS, avevano
migliorato la loro aderenza alla ARV e diminuito i livelli di CV rispetto a
quelli che non avevano ricevuto tale supporto.
17 giugno 2014
Giornata mondiale del bambino africano: HIV e malnutrizione
L’appuntamento
rappresenta ogni anno un’importante occasione per riflettere sulla condizione
dell’infanzia nei Paesi africani dove fame, malattie - Aids in particolare -,
analfabetismo e guerre rendono incerte e difficili le prospettive di sviluppo
del Continente.
La
data ricorda il giorno in cui, nel 1976, a Soweto, in Sudafrica, migliaia di
studenti scesero in piazza per protestare pacificamente contro la scarsa qualità
dell’educazione scolastica impartita ai neri sotto il regime dell’apartheid, e
per chiedere di poter studiare nelle proprie lingue natie. La polizia armata
rispose con la forza sparando sui dimostranti. Gli scontri durarono per i dieci
giorni successivi, portando all’uccisione di circa 500 persone tra bambini,
giovani adolescenti e adulti.
Nel
1991, anno dell’abolizione della segregazione razziale in Sudafrica, l’Organizzazione
per l’Unità Africana (OUA) proclamò il 16 giugno come il giorno del ricordo
delle vittime della marcia di Soweto, emblema del coraggio e della lotta per i
diritti di tutti i bambini oppressi del Continente.
14 giugno 2014
World Blood Donor Day 2014
Si
celebra oggi il World Blood Donor Day. Quest'anno
tale giornata ha per obiettivo
“sangue sicuro per salvare le madri”.
La
trasfusione di sangue è stata identificata come uno dei nove
interventi chiave salva-vita per la gestione delle complicanze legate
alla gravidanza.
L'obiettivo
della campagna è quello di aumentare la consapevolezza circa il
motivo per cui l'accesso tempestivo a sangue sicuro ed emoderivati è
essenziale come parte di un approccio globale per prevenire le morti
materne. L'OMS
incoraggia quindi tutti i paesi, partner nazionali e internazionali a lavorare in tal senso.
10 giugno 2014
Farmaci antiretrovirali contro il carcinoma della cervice uterina
Le
donne HIV-positive hanno un aumentato rischio di lesioni
preneoplastiche e di cancro invasivo della cervice.
Uno
dei responsabili dell'insorgenza di tali tumori è il papilloma virus
(HPV), di cui si conoscono circa 120 genotipi. L'HPV può infatti
causare malattie non gravi, dalle verruche cutanee ai tumori benigni
dell'apparato genitale, fino a tumori maligni.
Questo
avviene in particolare nelle donne HIV-positive, in cui il sistema
immunitario non sempre è in grado di contrastare l'infezione da HPV.
Già
uno studio condotto dall'Università di Manchester
ha messo in luce come un farmaco anti-HIV (il lopinavir/ritonavir,
inibitore delle proteasi) possa essere in grado di
prevenire il cancro del collo dell'utero.
9 giugno 2014
Ebola, non si arresta l'epidemia in Guinea
Non si arresta l’epidemia di Ebola in Guinea, dove tra
il 29 maggio e il 1 giugno 2014 sono stati riportati 37 nuovi casi e 21 morti,
secondo l’OMS
In totale
sono stati registrati nel paese 344 casi, di cui 215 sono deceduti. L’epidemia
è estesa in tutto il paese, avendo colpito i distretti di Conakry, Guéckédou,
Macenta, Kissidougou, Dabola, Djingaraye, Télimélé, Boffa, Boke, and Dubreka
Più di
600 persone che hanno avuto contatti con i malati sono inoltre sotto
osservazione.
La
moltiplicazione delle aree colpite rende difficile il controllo della malattia,
per la quale non esiste una cura, ma sono solo possibili trattamenti di
supporto per diminuire la letalità, che in questa epidemia è stata di circa il
70%. E' importante dire e far sapere che diversi malati curati nei centri di isolamento sono già guariti e hanno fatto ritorno alle loro case.
L’OMS e molte organizzazioni internazionali, tra cui MSF, hanno inviato specialisti e attrezzature. Nelle città più colpite, come Conakry, Gueckedou, Macenta, sono state create unità di isolamento dove i malati sono assistiti da personale che mette in atto tutte le misure di protezione. Il personale sanitario è infatti ad alto rischio di contagio, come pure il personale di laboratorio.
L’OMS e molte organizzazioni internazionali, tra cui MSF, hanno inviato specialisti e attrezzature. Nelle città più colpite, come Conakry, Gueckedou, Macenta, sono state create unità di isolamento dove i malati sono assistiti da personale che mette in atto tutte le misure di protezione. Il personale sanitario è infatti ad alto rischio di contagio, come pure il personale di laboratorio.
Per
arrestare il contagio si raccomanda alla popolazione di non mangiare né toccare
i pipistrelli, che sembrano essere il serbatoio della malattia, né altra
selvaggina; di non toccare i cadaveri durante le cerimonie funebri; di lavarsi
spesso le mani; di non toccare le persone che manifestano sintomi di malattia.
5 giugno 2014
Sviluppo, arrivano gli SDGs
Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite incaricato dell’elaborazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS, in inglese SDGs Sustainable Development Goals) ha recentemente rivisto la lista dei possibili obiettivi globali per il post2015 identificandone 17.
Gli SDGs, che dovrebbero essere raggiunti entro il 2030, sostituiranno gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs) a partire dal settembre 2015 quando verranno approvati dall’Assemblea delle Nazioni Unite.
I nuovi obiettivi si concentreranno sull’eradicazione della povertà estrema entro il 2030, definita come la condizione in cui vivono le persone che guadagnano meno di 1,25 dollari al giorno e sulla promozione delle pari opportunità economiche per tutte le donne e gli uomini.
Sulla sanità, il gruppo propone un obiettivo di riduzione del tasso di mortalità materna a meno di 40 casi su 100.000 entro il 2030, oltre che l’eliminazione delle epidemie di HIV e AIDS, tubercolosi, malaria e altre malattie tropicali alla stessa data.
Il tentativo è di raggiungere ovunque nel mondo uno sviluppo sostenibile, equo e inclusivo.
Per quanto riguarda invece la malnutrizione, l’obiettivo è quello di ridurre del 40% la prevalenza di stunting e di portare ovunque la prevalenza di malnutrizione acuta tra i bambini aldisotto del 5%.
Altre sessioni di lavoro del gruppo sono previste a metà giugno e metà luglio.
Gli SDGs, che dovrebbero essere raggiunti entro il 2030, sostituiranno gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs) a partire dal settembre 2015 quando verranno approvati dall’Assemblea delle Nazioni Unite.
I nuovi obiettivi si concentreranno sull’eradicazione della povertà estrema entro il 2030, definita come la condizione in cui vivono le persone che guadagnano meno di 1,25 dollari al giorno e sulla promozione delle pari opportunità economiche per tutte le donne e gli uomini.
Sulla sanità, il gruppo propone un obiettivo di riduzione del tasso di mortalità materna a meno di 40 casi su 100.000 entro il 2030, oltre che l’eliminazione delle epidemie di HIV e AIDS, tubercolosi, malaria e altre malattie tropicali alla stessa data.
Il tentativo è di raggiungere ovunque nel mondo uno sviluppo sostenibile, equo e inclusivo.
Per quanto riguarda invece la malnutrizione, l’obiettivo è quello di ridurre del 40% la prevalenza di stunting e di portare ovunque la prevalenza di malnutrizione acuta tra i bambini aldisotto del 5%.
Altre sessioni di lavoro del gruppo sono previste a metà giugno e metà luglio.
21 maggio 2014
Se la mamma studia il bambino sta meglio
L’educazione
delle donne sembra essere un fattore più potente del reddito nel determinare la
riduzione della mortalità infantile, secondo uno studio pubblicato recentemente
sul Lancet .
Alcuni ricercatori hanno utilizzato i dati del “Global Burden of Disease Study 2013” per evidenziare i fattori che hanno determinato la riduzione della mortalità infantile. Questi fattori sono soprattutto l’aumento di reddito, il numero totale di nascite, l’educazione materna e il tasso di infezione da HIV. Secondo i calcoli condotti da questi ricercatori, un aumento del 10% del reddito medio porta a una diminuzione dell’ 1,6% nel tasso di mortalità sotto i cinque anni, mentre un anno in più di istruzione nelle donne porta a una diminuzione dell’8,5%. Si conferma dunque l’importanza di investire nell’istruzione, soprattutto femminile, potente fattore di sviluppo di ogni paese.
Alcuni ricercatori hanno utilizzato i dati del “Global Burden of Disease Study 2013” per evidenziare i fattori che hanno determinato la riduzione della mortalità infantile. Questi fattori sono soprattutto l’aumento di reddito, il numero totale di nascite, l’educazione materna e il tasso di infezione da HIV. Secondo i calcoli condotti da questi ricercatori, un aumento del 10% del reddito medio porta a una diminuzione dell’ 1,6% nel tasso di mortalità sotto i cinque anni, mentre un anno in più di istruzione nelle donne porta a una diminuzione dell’8,5%. Si conferma dunque l’importanza di investire nell’istruzione, soprattutto femminile, potente fattore di sviluppo di ogni paese.
16 maggio 2014
Mozambico: parte la prevenzione
Tre dosi di vaccino per oltre 8.200 bambine di 10 anni, circa 600.000 dollari. Una collaborazione tra il sistema sanitario e il ministero dell'educazione prevede di ridurre drasticamente il carico di malattia legata all'HPV in Mozambico. Come è noto l'infezione da HPV è responsabile di gran parte dei casi di cancro della cervice uterina, le campagne di profilassi si sono dunque dimostrate altamente efficaci. Il progetto parte in questi giorni in fase pilota in tre distretti del paese (al nord, al centro, e al sud). Il ministero della salute mozambicano spera di vaccinare nel corso del 2014 e 2015 la quasi totalità di bambine di 10 anni nei tre distretti. La strategia, secondo il Direttore della Salute Pubblica mozambicano Fernando Mbofana, è quella di "utilizzare i canali più appropriati per facilitare l'accesso alla popolazione". Il vaccino sarà infatti somministrato nelle scuole, nei centri di salute e sul territorio da unità mobili del ministero della salute.
14 maggio 2014
Mozambico: cresce il PIL, e i bambini?
Secondo i dati dell’UNICEF, il
Mozambico, nonostante gli elevati tassi di crescita del PIL riscontrati negli
ultimi anni, presenta ancora tassi di malnutrizione allarmanti tra i bambini.
Infatti il 42%dei bambini sotto i 5 anni presenta una malnutrizione cronica
(altezza troppo bassa in rapporto all'età), mentre il 6% presenta una
malnutrizione acuta.
Di queste evidenze preoccupanti si è parlato in un workshop
internazionale tenuto in Aprile in Mozambico, dedicato all’accesso ai servizi
di nutrizione e HIV, a cui è stato invitato anche il Programma DREAM.
Nel workshop, intitolato “Troca de experiências em monitoria e
advocacia da qualidade e do acesso aos serviços de saúde sexual e reprodutiva,
nutrição e HIV/SIDA” è stato evidenziato
come il numero di bambini affetto da malnutrizione cronica sia paradossalmente
maggiore in quei distretti del paese, come Niassa, Zambesia e Cabo Delgado,
dove si producono più alimenti. Una causa dell’inadeguata crescita dei bambini
nei primi anni di vita è stata identificata nell’insufficiente diffusione
dell’allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi di vita: solo il 43% delle
madri pratica l’allattamento esclusivo; di conseguenza sono necessarie azioni
più incisive di counselling, formazione e sensibilizzazione su questo
argomento.
La conferenza ha sollevato la discussione sulla distribuzione
della ricchezza in Mozambico, paese che nonostante l’accresciuto sfruttamento
delle risorse, fatica a ridurre il numero di abitanti che vivono in
povertà assoluta.
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