Dall’introduzione della terapia HAART (Highly Active Anti Retroviral Therapy)
nel 1996, l’infezione da HIV si è trasformata da malattia acuta rapidamente
letale ad infezione potenzialmente cronica. In poco più di dieci anni dall'identificazione della causa dell'AIDS è stata resa disponibile una terapia efficace; questo è il risultato di un ingente sforzo scientifico ed economico da
parte della comunità internazionale. È stato un enorme passo avanti, che ha
reso l’AIDS una patologia con la quale oggi è possibile convivere. Molti altri
passi restano però da compiere, l’eradicazione dell’infezione sembra ancora
lontana. I farmaci attualmente disponibili non riescono ad uccidere
definitivamente il virus, ma ne riducono la replicazione. Questo avviene per il
persistere di una certa replicazione virale, nei cosiddetti
"santuari" o "reservoir" durante la fase di soppressione
indotta dalla terapia. La sede di tali reservoir è oggetto di studi da anni, si
pensa si tratti di stazioni linfonodali o del sistema nervoso centrale, ma la
sede cellulare è a tutt’oggi sconosciuta. L’identificazione dei reservoir è di
cruciale importanza per capire dove i virus continuano a replicarsi, anche in
pazienti sotto terapia antiretrovirale con carica virale prossima allo zero
(zero particelle virali nel sangue). Se si riuscirà a fare chiarezza su questo
punto della storia naturale dell’infezione da HIV ,sarà possibile pensare
terapie farmacologiche volte ad eradicare completamente il virus.
Un recente studio comincia a fornire alcune risposte. I ricercatori
del Lusanna University Hospital hanno pubblicato su The Journal of ExperimentalMedicine un lavoro che individua nelle cellule T follicular helper
(Tfh) i possibili reservoirs d’infezione. I linfociti T follicular helper sono
linfociti T presenti nei follicoli a cellule B degli organi linfoidi secondari, quali linfonodi, milza, placche del Peyer ed
altri; sono cellule già note tra l’altro per essere implicate nella
fisiopatogenesi di alcune malattie autoimmunitarie e nella risposta immune
all’infezione da vibio cholera. Secondo lo studio dei ricercatori svizzeri le
cellule Tfh sono la popolazione cellulare che maggiormente esprime DNA virale
(DNA di HIV entrato nella cellula ospite), capace di sostenere l’infezione in
vitro e presente in tutti i pazienti infetti (anche quelli con bassa viremia)
in proporzione con il grado di moltiplicazione virale. I ricercatori
concludono: these results demonstrate
that Tfh cells serve as the major CD4 T cell compartment for HIV infection,
replication, and production.
Anche se non definitivi, questi risultati cominciano ad indicare
quale popolazione cellulare potrebbe essere sede della replicazione virale
anche in fase di soppressione virologica sotto terapia. La portata di tale
scoperta, se confermata da ulteriori studi, è grande. Capire cosa succede al virus durante la terapia antiretrovirale è di cruciale
importanza per impostare studi farmacologici volti all’eradicazione
dell’infezione.