Si
celebra oggi la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Sono
passati 33 anni da quel 16 ottobre 1981, in cui la FAO (The Food and Agricolture Organization)
decise di dedicare il giorno della sua fondazione, avvenuta nel 1945,
ad un argomento così importante. Quest'anno il tema “Family
Farming: Feeding the world, caring the earth”, punta
l'attenzione del mondo sul
ruolo significativo dell'agricoltura familiare nello sradicare
la fame e la
povertà, garantendo la sicurezza alimentre e la nutrizione,
migliorando i mezzi di sussistenza,
la gestione delle risorse naturali, la tutela dell'ambiente, per
realizzare uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle zone
rurali.
La
FAO ha celebrato la Giornata Mondiale dell'Alimentazione con
un convegno che ha visto l'importante partecipazione, tra gli altri,
dele Regina Massima dei Paesi Bassi, sostenitrice speciale del
Segretario Generale dell’ONU in materia di finanza inclusiva per lo
sviluppo, e di John Kufuor, ex Presidente della Repubblica del Ghana.
In
occasione dell'evento sono stati resi noti gli ultimi dati sulla
malnutrizione infantile: a livelllo mondiale, 200 milioni di bambini
sono malnutriti; di questi, 160 milioni si trovano ormai in una
condizione di malnutrizione cronica. La mancanza di cibo comporta
ritardi nella crescita, con
conseguenze spesso irreversibili sullo sviluppo fisico ed
intellettivo del bambino. La malnutrizione inoltre comporta un
maggiore rischio di
morte e di
sviluppare malattie anche gravi, contribuendo a circa il 45% di tutti
i decessi a
livello mondiale tra i bambini con un'età al di sotto dei
cinque anni. (vedi post).
Inoltre
in questo momento tragico di emergenza
a causa dell'epidemia da virus ebola, si rischia di mettere
ulteriormente a repentaglio la vita dei bambini malnutriti, a causa
del collasso dei servizi sanitari di base che sta
avvenendo in alcuni paesi
dell'Africa occidentale. Il mondo è ancora una volta chiamato ad
intervenire, non solo tramite
le grandi agenzie internazionali ma anche tramite le iniziative di
singoli cittadini che tanto possono fare appoggiandosi a Onlus
e a organizzazioni che da anni lavorano sul campo per porre fine a
questo flagello.
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