Si è conclusa il 3 agosto, a Johannesburg, la International Conference on Maternal, New-borns and Child Health in Africa (CMNCH),
dopo 3 giorni consecutivi di intense discussioni e sessioni plenarie intorno
alla ricerca di modi e di vie per ridurre la morbilità materna e infantile e la
mortalità nel continente.
19 agosto 2013
16 agosto 2013
Liberia e AIDS: stato dell'arte
Più di 19.000 persone infette con HIV in Liberia; è quanto riporta il NACP (National AIDS Control Program), organismo di controllo nazionale dell'epidemia. La Liberia è un piccolo paese dell'Africa Occidentale, con poco più di 4 milioni di abitanti, dove l'HIV è a livelli relativamente bassi. La diffusione dell'epidemia infatti si è concentrata maggiormente nei
paesi dell'Africa australe ed orientale (con tassi di prevalenza spesso ben oltre il 10%), mentre i paesi del golfo di Guinea e dell'Africa Occidentale presentano tassi di prevalenza decisamente più bassi, intorno all'1%. In Liberia l'HIV colpisce mediamente l'1,5% della popolazione, con una maggiore prevalenza nel sesso femminile (1,8% nelle donne, contro 1,2% negli uomini). Questi dati suggeriscono che, a livello teorico, il numero di persone sieropositive dovrebbe essere ben maggiore dei 19.000 riportati dal NACP (circa 60.000), indicando difficoltà nella diagnosi e nel raggiungimento di tutta la popolazione con i servizi di counselling e testing. Senpson Blamo Sieh, il Program Manager del NACP liberiano, riporta alcuni dati circa l'evoluzione dell'epidemia nel paese e le risposte messe in atto per far fronte all'infezione.
13 agosto 2013
Orfani a causa dell'AIDS

In alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana, il numero degli
orfani è superiore al milione.
In Botswana, Zimbabwe, Swaziland, Lesotho, Malawi, Zambia e
Sudafrica, tale numero comprende la metà o più di tutti gli orfani a livello
nazionale (dati del 2009). Se non fosse stato per l’epidemia di AIDS, questi
bambini avrebbero ancora i genitori.
8 agosto 2013
AIDS free generation: un sogno realizzabile?
Le conoscenze sulla trasmissione materno infantile e sulle relative
possibilità di prevenzione sono avanzate drasticamente dalle prime evidenze sull’efficacia
della terapia antiretrovirale a questo scopo (1994), ma l’obiettivo di
eliminare la trasmissione madre-bambino dell’HIV è realizzabile? Un articolo su JAIDS fa il punto sulla
situazione attuale.
Nel 1994 il clinical trial 076 dimostrò l’efficacia della zidovudina,
l’unico farmaco antiretrovirale fino ad allora conosciuto, nel diminuire il
rischio di trasmissione madre-bambino dell’HIV. Da allora sono stati condotti
molti altri studi, ed esaminati diversi regimi antiretrovirali che possono
ridurre sostanzialmente la percentuale di bambini che si infettano. I primi
trial in Africa Subsahariana erano rivolti ad identificare regimi farmacologici
semplificati e di breve durata, che fossero poco costosi e semplici da amministrare.
In questo senso, l’HIV prevention trial 012 dimostrò che una singola dose di
nevirapina somministrata alla madre al momento del parto dimezzava il rischio
di trasmissione al bambino. Tuttavia presto apparvero i limiti di un tale approccio, poiché la
trasmissione del virus può avvenire in qualsiasi momento durante la gravidanza,
e anche nel periodo dell’allattamento, ciò che rende necessaria una più lunga
esposizione agli antiretrovirali. Tra l’altro evitare l’allattamento materno
nei paesi a basse risorse espone i bambini a un rischio di morte troppo
elevato. Inoltre le donne con stadio avanzato della malattia hanno bisogno
della terapia antiretrovirale completa per la loro propria salute, e non di una
sola compressa. Una serie di clinical trial ha quindi dimostrato l’efficacia
della tripla terapia somministrata durante la gravidanza, il parto e
l’allattamento, nell’evitare la trasmissione dell’HIV e nel proteggere la
salute della madre. E’ questo l’approccio attualmente raccomandato dall’OMS per
i paesi a basse risorse come già lo era per i paesi più sviluppati.
Attraverso i programmi di prevenzione materno infantile si
stima siano state evitate già 100.000 infezioni pediatriche tra il 2003 e il
2010, ma molto rimane ancora da fare.
5 agosto 2013
L'HIV/AIDS al sesto posto tra le prime dieci cause di morte nel mondo
Secondo l'OMS, si stima che nel 2011 ci siano state globalmente 55 milioni di morti , la maggior parte delle quali dovute a malattie non
trasmissibili.. Malattie cardiovascolari, tumori, diabete e malattie
polmonari croniche infatti, insieme ad altre malattie croniche, sono state responsabili nel 2011 di circa i due terzi della mortalità globale. In termini percentuali, nei paesi ad alto reddito l’87% dei decessi è dovuto a malattie non trasmissibili, mentre nei paesi a basso reddito tale percentuale scende al 36% e in quelli a reddito medio-basso si attesta sul 56%.
Malattie ischemiche cardiache, ictus, infezioni delle basse
vie respiratorie, la bronco pneumopatia cronico ostruttiva, la diarrea e
l’HIV/AIDS sono rimasti i maggiori killer in questi ultimi 10 anni.
2 agosto 2013
L'esperienza DREAM e il rallentamento dell'epidemia da HIV in Africa
Come è noto ormai
da alcuni mesi, il numero dei nuovi casi di HIV in Africa Sub-Sahariana è in
netta diminuzione; tale dato è stato messo in luce dall'ultimo rapporto UNAIDS
e ampliamente sottolineato nell’ultima conferenza internazionale dello
IAS a Kuala Lumpur. Molti commentatori hanno salutato positivamente la notizia,
molti hanno evidenziato le enormi mancanze che ancora sono da colmare in
materia. Il blog internazionale di informazione Global Voice ha ripreso la
notizia corredandola di un’intervista al Coordinatore Generale del programma
DREAM, diffuso in 10 paesi dell’Africa sub-sahariana e attivo dal 2002.
L’intervista
mette in luce gli enormi cambiamenti a cui si è assistito sul campo negli
ultimi 10 anni.
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