30 dicembre 2013

AIDS e Malaria: malattie della povertà


Malaria e HIV sono due dei più devastanti problemi di salute globale del nostro tempo, causando insieme circa tre milioni di morti l’anno.

Entrambe le malattie colpiscono in maniera sproporzionata persone povere viventi in paesi in via di sviluppo. Per questo sono state chiamate “malattie della povertà”.
La malaria e l’HIV/AIDS hanno un impatto devastante sulla struttura della famiglia e sul tessuto della comunità. L’HIV/AIDS colpisce in maniera sproporzionata i giovani, economicamente attivi, che spesso non sono più in grado di badare ai più piccoli. Intervengono quindi gli anziani che si prendono cura dell’intera famiglia.
La malaria, d’altro lato, ha il suo più grande impatto sui bambini e sulle donne in gravidanza, cosa che può creare ulteriori pressioni sulle risorse della famiglia.
Quando queste due malattie si sovrappongono, si crea un impatto cross-generazionale che ha effetti devastanti sulle famiglie e su tutta la comunità. Inoltre malaria e HIV insieme comportano importanti implicazioni per la salute, in particolare di donne incinte e di bambini.

24 dicembre 2013

Buon Natale !

Dalla redazione di NoAidsInAfrica un augurio di buon Natale a tutti; in questi giorni in cui giunge a termine la santa gravidanza di Maria un pensiero speciale va alle donne africane che aspettano un bambino; queste madri, come la madre di Bethlehem, spesso giovanissime, scartate, costrette a partorire in stalle o simili, portano nel grembo il futuro dei loro popoli.
A loro un augurio speciale.
Buon Natale

20 dicembre 2013

AIDS, dall'epilessia la speranza di un nuovo farmaco

Un anti-infiammatorio, testato su chi soffre di attacchi epilettici, potrebbe bloccare l’avanzamento dell’HIV nel corpo del paziente infetto.

E’ quanto rivelato da due ricerche statunitensi pubblicate sulle riviste Science e Nature.
Lo studio, condotto dal dottor Warner Greene dell’Istituto Gladstone di San Francisco, è partito da come il virus attacca le cellule umane.
Una volta penetrato nella cellula infettata, l’HIV libera il proprio patrimonio genetico rappresentato da RNA, e grazie all'attività della trascrittasi inversa (che fa trascrivere in DNA l'informazione genetica contenuta nell'RNA del virus) trasforma il suo RNA in DNA, capace di integrarsi con i geni della cellula ospite. L'infezione nei linfociti può restare silente, cioè la cellula sopravvive, trasportando il genoma del virus, chiamato provirus, come parte del proprio patrimonio genetico. Occasionalmente il provirus può "esprimersi", cioè venire trascritto, obbligando la cellula a produrre numerose nuove particelle virali; in tal caso il linfocita T infetto va incontro a morte, lisa (si rompe) e libera i virus in esso contenuti, che possono ulteriormente infettare altri linfociti T.

Quando le cellule resistono all'attacco e non si trasformano in produttori di virus, l'HIV riesce a innescare un meccanismo di autodistruzione, secondo il quale le cellule sferrano un attacco letale a se stesse. Il processo chiamato pyroptosis, in cui le cellule morenti scatenano una risposta infiammatoria feroce (più simile ad un suicidio che ad un omicidio, spiega Greene) si dilaga alle cellule vicine tramite un processo simile appunto a quello dell'infiammazione.
Una delle proteine chiave coinvolta in tale processo è la caspasi-1, bloccata dal farmaco contro l’epilessia.


Il farmaco è stato inizialmente testato su soggetti che non rispondevano ai normali farmaci anti-epilettici. Tuttavia i risultati non sono stati soddisfacenti e lo sviluppo del farmaco era stato abbandonato. Adesso i ricercatori vogliono proseguire la ricerca, questa volta però su malati di AIDS. L’utilizzo di tale farmaco potrebbe rappresentare una svolta per quei malati sui quali i farmaci “tradizionali” non hanno alcun effetto.

19 dicembre 2013

Ora più che mai: DREAM a ICASA 2013

Concluso la settimana scorsa il 17mo convegno di ICASA, tenutosi a Cape Town. Più di 5.000 professionisti della salute, attivisti, decision maker, operatori sanitari, si sono confrontati sulla lotta all'infezione da HIV in Africa Sub-Sahariana. Anche il programma DREAM era presente al meeting con alcuni suoi rappresentanti, che hanno portato un importante contributo ai lavori.
Now more than ever: targeting zero. Ora più che mai, questo era il titolo e lo slogan dell'incontro, come a sottolineare quanto il momento storico che stiamo vivendo sia cruciale: dopo anni di immobilismo, oggi si riconosce l'importanza di interventi mirati (in particolare in merito alla prevenzione della trasmissione materno-infantile del virus), ma ci troviamo anche di fronte all'emergere di nuove problematiche sanitarie legate all'AIDS in Africa Sub-Sahariana (resistenze, farmaci di seconda linea, complicanze cardiovascolari, etc...) e allo stesso tempo assistiamo ad una contrazione dei fondi per lo sviluppo, con conseguenze preoccupanti sulla salute di milioni di persone.

16 dicembre 2013

In Emergencies, People Living With HIV Are Neglected Group

For people living with HIV in poor countries, there are already many barriers to accessing life-saving medication and also to the nutritional food that will help the treatment work. But for populations affected by emergencies, such as the ongoing conflict in the Democratic Republic of Congo, it's even harder. This was one of the messages that emerged at the ICASA conference in Cape Town this week. WFP's Natalie Aldern was there and shares her read-out here.
Much of the discussion at the 17th International Conference on AIDS and STIs in Africa (ICASA) has applauded the unprecedented results achieved in prevention and treatment of HIV. Also highlighted at the event held in Cape Town, South Africa, in December have been the additional steps needed to achieve the goal of zero new HIV infections.
As one of 11 co-sponsors of UNAIDS, the UN World Food Programme plays a lead role in providing food and nutrition support to affected populations.
Recent studies show that early access to anti-retoviral treatment (ART) not only prevents HIV-positive people from dying but helps curb the spread of the virus. Proper food and nutrition play an essential role in this equation by keeping people living with HIV (PLHIV) people healthy for longer and improving the effectiveness of their treatment.

13 dicembre 2013

Verso una generazione libera dall' AIDS


E' stato recentemente pubblicato un nuovo Rapporto UNICEF: Towards an AIDS-free generation
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Tale rapporto mostra, tra altre cose, gli sforzi fatti per ridurre la trasmissione madre-bambino del virus dell'HIV.
Grazie all'attuazione di nuovi programmi, tra il 2005 e il 2012 sono state evitate 850.000 nuove infezioni infantili nei paesi a reddito medio-basso. Nel 2012, circa 260.000 bambini sono stati infettati, rispetto ai 540.000 del 2005.
Tuttavia tale report lancia l'allarme sugli adolescenti e sulla necessità di mettere in atto maggiori sforzi per affrontare l'infezione da HIV in questo gruppo di età più vulnerabile.
I decessi a causa dell'AIDS tra gli adolescenti con un'età tra i 10 e i 19 anni sono aumentati del 50% tra il 2005 e il 2012, passando da 71.000 a 110.000, in netto contrasto con i progressi compiuti nella prevenzione della trasmissione verticale.
Tuttavia, con investimenti mirati e maggiori, le nuove infezioni tra gli adolescenti potrebbero essere dimezzate entro il 2020, evitando il contagio in particolare tra le ragazze. Oltre il settore sanitario, tali investimenti dovrebbero coinvolgere anche quello dell'educazione e dell'istruzione.

9 dicembre 2013

Ricordando Mandela

"Let a new age dawn!" Venga l'alba di una nuova era! Con queste parole Nelson Mandela terminava il discorso in occasione del conferimento del premio nobel per la pace nel 1993. Quella nuova era lui l'aveva sognata, cercata e costruita nel corso dei lunghi anni di attivismo e prigionia; quella nuova era si affacciava in Sudafrica con l'abolizione dell'apartheid nei primi anni '90; ma quella nuova era doveva ancora essere raggiunta e c'erano ancora molte sfide da affrontare. Superati gli 80 anni, dopo 27 anni di prigionia, e con un mandato presidenziale alle spalle poteva decidere di ritirarsi in disparte per gli ultimi anni della sua vita, ma con una grande forza - testimoniando quanto la vecchiaia sia tutt'altro di un'attesa triste della fine - si è rimesso in discussione dandosi da fare per affrontare la nuova piaga che il suo paese stava affrontando. Il Sudafrica era - ed è attualmente - uno dei paesi al mondo più colpiti dall'infezione da HIV e solo recentemente ha messo in campo un'intensa strategia di trattamento con farmaci antiretrovirali. Mandela ha voluto richiamare l'attenzione internazionale sull'AIDS e sulle grandi contraddizioni che il mondo civile stava vivendo: "We live in a world where the Aids pandemic threatens the very fabric of our lives. Yet we spend more money on weapons than on ensuring treatment and support for the millions infected by HIV". Instancabilmente ha parlato, ha incoraggiato, ha incontrato persone, attivisti, malati, potenti, e ha esortato tutti a fare il possibile per superare i tanti blocchi al trattamento universale dell'AIDS, ha sfidato le grandi case farmaceutiche per la produzione di farmaci generici contro l'infezione da HIV (vedi post), ha vinto il pregiudizio annunciando pubblicamente che il suo unico figlio maschio era morto a causa del virus. Nei primi anni del suo mandato presidenziale aveva condiviso alcune lentezze dei suoi compagni di partito nel vedere l'AIDS come un'urgenza nazionale, tuttavia in seguito non si è risparmiato, utilizzando la sua immagine pubblica per salvare milioni di vite come ha riportato il direttore esecutivo di UNAIDS Mr. Sidibe: "his influence helped save millions of lives and transformed health in Africa".
Il presidente Zuma annunciando la sua morte ha detto: "la nostra nazione ha perso il suo figlio più grande, il nostro popolo ha perso un padre". I milioni di sieropositivi in Sudafrica, e non solo, hanno perso un grande alleato, ma la sua battaglia continua, la nuova era di cui parlava nel '93 deve ancora arrivare ma si è fatta più vicina. Mandela ha vinto molte sfide, la lotta all'AIDS non è riuscito a vincerla, a noi sta portarla a compimento.

Da Gaza, Mozambico, un modello per il trattamento dell'HIV

In Mozambico 1.4 milioni di persone sono affette dall’HIV/SIDA.
Di questi, 200 mila sono bambini, 550 mila sono uomini e 850 mila donne, registrando un 15% di prevalenza tra le donne in gravidanza. Appare quindi elevato in assenza di trattamento il rischio di trasmissione madre-bambino del virus. Secondo l’UNICEF, ogni giorno in Mozambico nascono 85 bambini con HIV, e metà di loro in assenza di cure adeguate è destinata a morire entro il secondo anno di vita.
Una delle aree più colpite dall’epidemia da HIV è la provincia di Gaza, a causa della vicinanza con il Sudafrica e lo Zimbabwe, paesi ad alto tasso di infezione, dove molti uomini della provincia lavorano.
Secondo il quotidiano Noticias, negli ultimi mesi 23 mila nuovi malati HIV positivi si sono rivolti alle unità sanitarie locali. Durante questo anno 380 pazienti hanno perso la vita, vittime dell’HIV/SIDA e 430 hanno abbandonato il trattamento.
Nello stesso tempo si è registrato un aumento delle persone in trattamento, 61 mila, tra cui 5 mila bambini.
Tuttavia negli ultimi anni sono aumentati gli sforzi per la riduzione della trasmissione materno-infantile del virus.

4 dicembre 2013

1 dicembre, le parole del Papa


Il 1 dicembre anche il Papa all'Angelus ha voluto inviare un messaggio in occasione della giornata mondiale della lotta contro l'AIDS, ecco il testo:

"Cari fratelli e sorelle,
oggi ricorre la Giornata mondiale per la lotta contro l’HIV/AIDS. Esprimiamo la nostra vicinanza alle persone che ne sono affette, specialmente ai bambini; una vicinanza che è molto concreta per l’impegno silenzioso di tanti missionari e operatori. Preghiamo per tutti, anche per i medici e i ricercatori. Ogni malato, nessuno escluso, possa accedere alle cure di cui ha bisogno."

Global Fund, l'Italia torna a contribuire

La Stampa

L’Italia dopo tre anni torna tra i paesi donatori del Fondo Globale contro Hiv, malaria e Tbc. Lo ha annunciato il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli da Washington, dove è in corso la «Replenishment Conference» del Fondo, che punta a raccogliere 15 miliardi di dollari per i prossimi tre anni. Il contributo del nostro paese, ha spiegato Pistelli, sarà di 100 milioni di euro per i prossimi tre anni. "Si tratta di un segnale forte e altamente simbolico, di profonda rottura con il passato recente" ha affermato Pistelli

Ed è positivo il commento di Bill Gates, fondatore di Microsoft e copresidente della Bill & Melinda Gates Foundation. «È davvero un’ottima notizia che l’Italia abbia rinnovato il suo supporto al Fondo Globale - afferma - impegnandosi a contribuire con 100 milioni di euro complessivi per i prossimi tre anni. L’Italia si è contraddistinta in passato quale uno dei più importanti sostenitori del Fondo Globale, e l’annuncio di oggi  è un segno promettente del rinnovato impegno dell’Italia nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. Desidero congratularmi con il governo, ma anche con i membri del Parlamento e con la società civile italiana che si sono adoperati perchè questo risultato venisse raggiunto. Ritengo che il Fondo Globale sia uno degli investimenti migliori che si possano fare per garantire una vita sana e produttiva alle popolazioni più povere e per aiutare i paesi in via di sviluppo a intervenire attivamente nella lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria».