28 giugno 2013

In Mozambico 300 mila HIV positivi in attesa di trattamento con antiretrovirali

L’agenzia di notizie portoghese (LUSA) riporta che in Mozambico un totale di 300 mila malati di HIV/AIDS necessita di trattamento urgente con antiretrovirali. La situazione è aggravata dalla mancanza di farmaci nelle unità sanitarie del paese. E’ quanto denunciato dalle organizzazioni non governative (ONG) presenti nel territorio. Secondo il comunicato, molti malati di AIDS non possono iniziare il trattamento per mancanza di farmaci. Inoltre manca il materiale per le analisi del sangue necessarie all’inizio del trattamento. In questo modo solo 300 mila pazienti su 600 mila hanno potuto iniziare la terapia.
Non solo, vi è anche la difficoltà nel reperire farmaci per le infezioni opportunistiche legate al virus dell’HIV, in particolare per la tubercolosi multi resistente in aumento nel paese. “E’ una situazione molto preoccupante”, continuano le ONG, in quanto si pone un ostacolo nel tentativo di rallentare il percorso di queste due epidemie in Mozambico.
La mancanza di farmaci antiretrovirali è parte di un problema generale che i pazienti HIV postivi di paesi dell’Africa sub-sahariana incontrano.

26 giugno 2013

Verso il 2015: una generazione libera dall'HIV?

Un nuovo report di UNAIDS sul “Piano globale per l’eliminazione delle nuove infezioni da HIV tra i bambini” mostra un rilevante progresso compiuto in particolare da 7 paesi africani, tra quelli più colpiti dall’infezione: si tratta di Botswana, Etiopia, Ghana, Malawi, Namibia, Sudafrica e Zambia, che hanno dimezzato le nuove infezioni tra il 2009 e il 2012. Questo progresso è stato possibile grazie all’aumentato accesso delle donne in gravidanza alle terapie antiretrovirali. Il report sottolinea anche come sia cruciale somministrare la terapia antiretrovirale anche durante l’allattamento,  ma che solo metà delle donne HIV+  che allattano riceve la terapia.
Nei 21 paesi dove si concentra il 90% di nuove infezioni nei bambini, nel 2012 si sono registrati 210.000 casi di infezione, il che rappresenta una diminuizione del 38% rispetto al 2009.
Il 2015 è l'obiettivo fissato per l'eliminazione delle nuove infezioni tra i neonati (vedi post del 10/12/2012); mancano solo due anni, i progressi sono significativi ma la strada è ancora lunga, c'è ancora molto da fare.

23 giugno 2013

Una visione unita all'azione può cambiare il mondo - L'HIV in Africa


Visioni senza azioni sono solo sogni. Azioni senza visioni sono solo passatempo. Una visione unita all'azione può cambiare il mondo. Queste parole di Nelson Mandela sono citate nel recente aggiornamento pubblicato da UNAIDS sulla situazione dell'infezione da HIV in Africa. Un documento che vuole celebrare i 50 anni dell'Unione Africana, in cui ricorrono spesso le parole visione ed azione.

Le azioni sono chiare:

19 giugno 2013

La nascita del PEPFAR, dieci anni dopo

Il 18 Giugno 2003, esattamente 10 anni fa, nasceva il PEPFAR (President’s Emergency Plan for AIDS Relief), da un impegno dell’allora Presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Il programma era quello di utilizzare 15 miliardi di dollari nell’arco di 5 anni (dal 2003 al 2008) nel tentativo di combattere la pandemia dell’HIV/AIDS a livello globale. Gli obiettivi iniziali del PEPFAR erano quelli di fornire trattamenti antiretrovirali a 2 milioni di malati, prevenire 7 milioni di nuove infezioni e di fornire assistenza e sostegno a 10 milioni di persone entro il 2010. Le aree di intervento dei programmi finanziati dal PEPFAR erano i paesi con maggior carico di infezione in Africa e nei Caraibi.
In 10 anni il PEPFAR ha sostenuto il trattamento per più di 5 milioni di malati e fornito assistenza a 15 milioni persone, di cui quasi 5 milioni di bambini.
In questa giornata messaggi sono arrivati dal Michel Sidibé, Direttore esecutivo di UNAIDS che sin dall’inizio ha lavorato a stretto contatto con il PEPFAR, ma anche dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, John Kerry. Particolare importanza è stata data in questi anni alla prevenzione materno-infantile dell’HIV.
La nascita del PEPFAR ha rappresentato una della maggiori risposte in campo per combattere l'epidemia da HIV, tuttavia sono anche state avanzate alcune critiche nel corso di questi anni,

16 giugno 2013

Shock and kill: la miglior difesa è l'attacco


Arsenico ed antiretrovirali, shock and kill. Aiutare l'HIV a replicarsi per poterlo eliminare più facilmente. Sono queste le prospettive terapeutiche che si aprono con i risultati di un articolo pubblicato su Cell Host and Microbe da parte di un gruppo di  studiosi di Trieste. Marina Lusic e i colleghi hanno mostrato come alcuni corpuscoli nucleari siano collegati alla replicazione virale di HIV.

Le terapie antiretrovirali, come è noto, riescono a mantenere l'infezione allo stato latente ma non ad eradicarla. Ormai da tempo è noto che HIV è presente nel corpo umano in siti denominati reservoir, dove il virus mantiene un'infezione latente replicandosi, lontano dall'azione dei farmaci antiretrovirali. L'esatta localizzazione di questi siti è ancora oggetto di studio (vedi Santuari d'infezione: lì dove i farmaci non arrivano), ma la pubblicazione apparsa su Cell Host and Microbe getta una luce sul meccanismo che mantiene la latenza.
Perchè un ciclo replicativo si compia, una volta che il materiale genetico virale si è integrato nel DNA della cellula infettata, è necessario che vengano prodotte le proteine necessarie all'assemblaggio di un nuovo virione. Questi passaggi avvengono ad opera di enzimi cellulari, il virus si inserisce cioè nella normale catena di montaggio della cellula ospite.

11 giugno 2013

In Africa 2 milioni di adolescenti HIV positivi, senza saperlo


Il numero delle strutture che offrono test e counselling per l’HIV sta aumentando nel mondo. Si stima che dal 2009 al 2010 ci sia stato un aumento del 34%.
Aumenta anche il numero dei test per l’HIV effettuati. In 87 paesi nel mondo, tra il 2009 e il 2010 sono stati effettuati 72 milioni di test per l’HIV; il numero medio di test in una popolazione di 1000 adulti è aumentato del 17%, da 47 a 55.
In Africa sub-sahariana il numero di servizi per test e counselling è aumentato a 36,000. Nel 2010 sono stati testati 45 milioni di adulti con un’età tra 15 e 49 anni.
La popolazione che maggiormente usufruisce di questi servizi è composta da donne. Tuttavia in tali contesti il livello di conoscenza del proprio stato di HIV positivo rimane ancora inadeguato.
E’ quanto riporta un recente report di WHO, UNAIDS e UNICEF.

9 giugno 2013

Obiettivi del millennio: stato dell'arte

Un report dell’organismo internazionale “ONE” fa il punto della situazione circa il raggiungimento degli obiettivi disviluppo del millennio, che la comunità internazionale si era proposta di raggiungere entro il 2015. Il primo di questi obiettivi è “eradicare la povertà estrema e la fame”. La percentuale globale di persone che vivono sotto la soglia di povertà estrema è passato dal 43% del 1990 al 21% nel 2010. Anche per quanto riguarda la riduzione della mortalità infantile (obiettivo 4),

6 giugno 2013

Preoccupazioni e paure di chi vive con il virus dell'AIDS



Quali sono le paure di un uomo e di una donna HIV posistivi quando devono iniziare il trattamento con antiretrovirali (ARV)?
La risposta viene da uno studio condotto tra il 2004 e il 2009 in una zona rurale dell’Uganda. L’Uganda è un Paese di circa 35 milioni di abitanti situato nella regione dell’Africa orientale. Il tasso di prevalenza di HIV tra gli adulti è del 7.2% (dati UNAIDS).
E’ ormai risaputo come alcune condizioni non favoriscano l’aderenza alla terapia antiretrovirale, fondamentale per la buona riuscita del trattamento. Tra questi lo stigma e la discriminazione legati allo stato di sieropositivo, il livello di educazione, la consapevolezza della propria malattia e la paura di reazioni avverse dovute ai farmaci.
Le paure che i pazienti hanno prima di iniziare la terapia possono incidere sulla successiva aderenza ai farmaci e sugli esiti legati al trattamento.
A tale scopo Mayanja e i suoi collaboratori hanno interrogato 421 adulti ugandesi HIV positivi, valutando la possibile associazione esistente tra tali preoccupazioni e l’aderenza alla ART, gli esiti immunologici e virologici raggiunti in seguito all’assunzione della terapia.

3 giugno 2013

HIV senza veli: descritta la forma del virus



Prendete 64 milioni di atomi, per un totale di 1300 proteine, a formare 216 esagoni e 12 pentagoni; assemblateli a formare una struttura conica. Così dovrebbe apparirci la struttura esterna proteica dell'HIV se potessimo vederla ad occhio nudo. I ricercatori dell'università di Pittsburg, Illinois, hanno fatto qualcosa di simile in uno studio pubblicato su Nature. Schulten e colleghi si sono serviti delle enormi capacità di calcolo di  un nuovo super-computer, chiamato Blue Waters, del National Center for Supercomputing Applications dell'Università dell'Illinois. Tale pubblicazione getta una luce in più sulla struttura del virus e su alcune fasi del suo ciclo ancora poco note.
Studi precedenti avevano mostrato che il capside (così viene chiamato tale involucro del virus) era formato da un numero non meglio precisato di proteine a formare una struttura conica.
Il capside ha un ruolo fondamentale nel ciclo replicativo del virus, quello di proteggere il materiale genetico, come una cassaforte, che si deve aprire al momento giusto.