27 giugno 2014

La cura dell'HIV in Zambesia, Mozambico

L’abbandono della terapia antiretrovirale da parte dei pazienti seguiti dal sistema sanitario nazionale in Mozambico sta preoccupando le autorità locali. In particolare tale abbandono sta coinvolgendo la parte nord della provincia della Zambesia, il distretto di Gilé .

E’ quanto riportato da uno dei principali quotidiani del paese, Noticias.  Il medico responsabile del distretto di Gilé rivela che in circa 5 mesi si è visto un abbandono di circa il 90% tra i nuovi arruolati. In tale distretto, sono solo 7 le unità sanitarie che distribuiscono il trattamento.


I motivi legati all’abbandono sono quelli ormai conosciuti da tempo: le lunghe distanze che i pazienti devono percorrere per arrivare al centro di cura, il desistere dalla cura quando si cominciano a sentire i primi miglioramenti, ecc. Tra i provvedimenti che si intende mettere in atto sono previsti degli incontri con le comunità locali durante i quali trasmettere delle nozioni che consentano di diminuire il numero di abbandoni tra i pazienti in trattamento. Inoltre si vuole estendere il programma di assistenza per sieropositivi anche a regioni più interne non ancora raggiunte da tali servizi.
Il Programma DREAM presente a Quelimane, capitale della Zambesia, ha curato fin dalla sua apertuta nel 2004 circa 5000 pazienti HIV positivi. Sono più di 700 i bambini nati negativi dal programma di prevenzione verticale, con un tasso di trasmissione inferiore al 2%.
Già con la Maputo Initiative del 2013 il Programma DREAM aveva espresso la necessità di un modello di cura, all’epoca rivolgendosi in particolare ai programmi di prevenzione verticale. E’ infatti ormai noto da tempo come la chiave del successo dei programmi di prevenzione e cura dell’HIV sia la retention dei pazienti e la loro aderenza ai protocolli di trattamento. Questo non è possibile se i pazienti non prendono piena consapevolezza di quanto l’attenzione al programma di cura e l’adesione al trattamento siano fondamentali per la propria salute.

Organizzare incontri/lezioni con i pazienti può essere uno dei modi per aumentare tale consapevolezza e per far emergere e affrontare dubbi, preoccupazioni e paure che non favoriscono la retention al programma di cura, ma anzi allontanano da questo. All’interno di tale strategia, il sostegno comunitario appare fondamentale. Gli operatori sanitari di comunità formati a tale scopo possono essere infatti un valido strumento per diminuire i tassi di abbandono.

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