28 maggio 2015

Verso l'inizio immediato della terapia?

Nuove prove che iniziare la terapia antiretrovirale a livelli di CD4 più elevati abbia un effetto positivo vengono dai primi risultati dello studio randomizzato START, un grande studio finanziato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases, in cui una metà dei partecipanti ha cominciato a prendere la terapia a livelli elevati di CD4 (500cell/mm3 o più alti) mentre l’altra metà la prendeva quando i CD4 erano scesi sotto le 350 cell /mm3.
Questi risultati, ha detto Jens Lundgren, dell’Università di Copenhagen e uno dei direttori dello studio, supportano il trattamento precoce dell’infezione, qualsiasi sia il livello dei CD4.
Il rischio di andare incontro a morte o ad eventi gravi, sia correlati che non correlati all’AIDS, si riduceva della metà nelle persone che iniziavano precocemente la terapia. 
Anche UNAIDS saluta queste nuove evidenze che vanno nella direzione di un’accelerazione nella lotta all’epidemia.
Lo studio START supporta l’attitudine delle linee guida americane che raccomandano l’inizio della terapia antiretrovirale a qualsiasi livello di CD4.
D'altra parte, sono noti già da tempo i benefici di iniziare la terapia a 350 CD4 piuttosto che a livelli inferiori. Nel 2010 infatti l'OMS aveva aggiornato le linee guida innalzando la soglia di inizio trattamento appunto a 350 CD4, sulla base di una review internazionale e di diverse esperienze sul campo tra cui quella del Programma DREAM.

L'annuncio di START segue una serie di risultati della ricerca nel corso degli ultimi anni che indicano i benefici per la salute di iniziare il trattamento dell'HIV più precocemente. I risultati di questi studi avranno un ruolo importante nella formazione delle nuove linee guida di trattamento dalla Organizzazione Mondiale della Sanità che dovrebbero essere rilasciate entro il 2015.

25 maggio 2015

Sudafrica: polemica sulla distribuzione dei farmaci antiretrovirali



L'HIV continua a generare polemiche in Sudarfica. Il ministro della salute Aaron Motsoaledi è dovuto rientrare improvvisamente da Ginevra dove si trovava per presenziare alla 68° World Health Assembly. In Sudafrica è infatti scoppiata la polemica intorno alla scarsità di farmaci antiretrovirali nel paese, in particolare nella regione orientale del Kwa Zulu Natal, una delle provincie più colpite dal virus. Alcuni pazienti hanno riferito sui  media di essere stati mandati via dagli ospedali senza medicine per mancanza di forniture, altre fonti riferiscono che il sistema di distribuzione dei farmaci è al collasso. Motsoaledi ha negato dicendo che il sistema è sotto controllo.
Il Sudafrica gestisce il programma di cura dell'HIV più vasto del mondo: 3 milioni di pazienti in cura, che nel giro di un anno diventeranno 4,6 milioni; il 30% di tutti i pazienti con HIV in trattamento al mondo vive in Sudarfica. Si tratta senza dubbio di un enorme sforzo della sanità sudafricana nel contrasto all'infezione.
La gestione della distribuzione dei farmaci è però un noto punto dolente di tutti i programmi nazionali di cura dell'HIV/AIDS in Africa.

20 maggio 2015

Ebola, perché la Liberia ha vinto




La Liberia ha interrotto sul suo territorio la trasmissione del virus Ebola, dopo un’epidemia durata 14 mesi, mentre Guinea e Sierra Leone stanno ancora lottando per fermarla. L’OMS ha identificato 4 fattori che hanno contribuito all’efficacia della lotta all’epidemia: prima di tutto, la decisiva leadership mostrata dalla presidente Ellen Sirleaf, che ha valutato abbastanza rapidamente le dimensioni del problema e ha fatto della lotta a Ebola una priorità per il governo; secondo, l’effettivo coinvolgimento comunitario messo in opera dagli operatori sanitari, che hanno coinvolto e ascoltato le preoccupazioni della gente; terzo, il supporto della comunità internazionale e l’uso di ingenti risorse;  quarto, la buona coordinazione tra risposta internazionale e nazionale. Nonostante per ora non ci siano più casi di malattia, permane il rischio di reintroduzione del virus dai paesi vicini, inoltre ancora per molto la Liberia dovrà affrontare le      conseguenze dell’epidemia, sul piano umano, sociale ed economico.

18 maggio 2015

In Liberia vaccinazioni contro poliomielite e morbillo

La Liberia torna alla vita. Dopo l’importante annuncio della sconfitta di Ebola, il paese ha iniziato un’altra battaglia, quella contro il morbillo e la poliomielite. La campagna vaccinale vede il coinvolgimento di oltre 680.000 bambini ed è sostenuta  sostenuta dai CDC, dall’UNICEF e dall’OMS. La massiccia campagna era stata programmata per lo scorso anno, ma è stata sospesa a causa  dello scoppio di ebola. L’interruzione del programma vaccinale in Liberia ha creato un allarmante gap nell’immunità aumentando il numero di bambini suscettibili alle infezioni. 
L’epidemia di Ebola ha infatti interessato tutti gli aspetti del sistema sanitario, comprese le vaccinazioni. La percentuale di bambini vaccinati contro il morbillo è scesa del 45% tra agosto e dicembre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013, secondo i dati del governo. Secondo il ministro della salute, Walter T. Gwenigale, questa campagna è un passo fondamentale verso la ripresa e il ripristino dei servizi sanitari. L’obiettivo è  vaccinare oltre 683.000 bambini contro la polio e 603.000 contro il morbillo. I vaccini antipolio saranno somministrati  a bambini di età fino a 59 mesi, e il vaccino contro il morbillo sarà destinato a bambini di età compresa tra sei e 59 mesi .
Nonostante la Liberia sia stata dichiarata libera da ebola (vedi post), l’allerta rimane alta per il rischio di reintroduzione dalla Guinea e dalla Sierra Leone. Per tale motivo, durante la campagna vaccinale saranno intensificate le misure di prevenzione, compresi i controlli di temperatura. È stato compiuto un grande sforzo di mobilitazione sociale per convincere le comunità della necessità di vaccinare i loro bambini e per spiegare le misure da adottare per ridurre al minimo il rischio di infezione. I membri della comunità, tra cui i leader tradizionali e religiosi, gruppi di donne e le ONG locali stanno svolgendo  un ruolo chiave nella promozione della campagna.

15 maggio 2015

HIV: progressione della malattia più rapida negli uomini

Gli uomini con HIV procedono verso l'immunosoppressione più velocemente delle donne; è quanto è emerso da uno studio pubblicato su HIV Medicine condotto su pazienti sudafricani.
Dopo l'infezione con HIV il virus si replica e comincia ad attaccare il sistema immunitario dell'ospite, generalmente ci mette anni a distruggerlo e a dar segno di sè; senza intervento terapeutico le difese immunitarie cadono e il virus si replica sempre più portando a morte il paziente (vedi figura). Per monitorare lo stato dell'immunodepresisone si utilizza la conta dei linfociti T CD4+, speciali globuli bianchi colpiti dal virus; i CD4 sono anche utilizzati per decidere quando iniziare la terapia per invertire il trend: solo sotto una determinata soglia di CD4 si inizia il trattamento. Dopo alcuni mesi di terapia infatti i CD4 risalgono e il livello di virus nel sangue si riduce. Oggi le linee guida dell'OMS prevedono di iniziare il trattamento quando i CD4 scendo sotto i 500/µl.

13 maggio 2015

Il Darunavir arriva in Africa?

Accesso a Darunavir per i bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo.
E’ quanto dichiarato dalla società farmaceutica Janssen che produce il farmaco: rinunciando ai diritti di darunavir per uso pediatrico, la Janssen renderà possibile lo sviluppo e l’accesso a nuove formulazioni pediatriche di darunavir in 128 paesi a basso e medio reddito, dove vive il 99,8% del numero totale di bambini e adolescenti affetti da HIV.
Il darunavir è un inibitore delle proteasi  che viene utilizzato nel trattamento dei pazienti con HIV. Interferisce infatti con la formazione di alcune proteine essenziali per il virus. In questo modo il farmaco blocca la formazione di particelle virali mature rendendo il virus incapace di infettare le cellule.
Attualmente è indicato nel trattamento di terza linea nei pazienti con HIV (ossia in coloro nei quali le precedenti combinazioni di farmaci non hanno avuto l’effetto sperato nel bloccare la replicazione del virus). Ad oggi, nei paesi a risorse limitate la terza linea di farmaci antiretrovirali non è facilmente disponibile.
La rinuncia significa che Janssen non farà valere i propri diritti di brevetto su darunavir nei Paesi indicati, purchè le versioni generiche del farmaco, prodotte o fornite dalle aziende produttrici, siano di alta qualità e accettabili da un punto di vista clinico.

La Janssen insieme a Pediatric HIV Treatment Initiative (PHTI) lavorerà per facilitare lo sviluppo di una nuova combinazione a dose fissa (FDC) di darunavir, unito all’agente potenziante ritonavir, per i bambini affetti da HIV

8 maggio 2015

La Liberia dichiarata libera da Ebola!!!

Sono passati 42 giorni dalla sepoltura dell'ultima vittima di Ebola, un caso notificato il 22 marzo, e finalmente la Liberia ha ufficialmente sconfitto l'epidemia. Nel paese l'epidemia ha colpito più di 10.000 persone causando 4716 morti, ma tutta la popolazione è stata coinvolta nel mutamento delle consuetudini sociali, e colpita dalle misure adottate come la limitazione degli spostamenti, la chiusura delle scuole, le misure di sicurezza adottate per la sepoltura. Festeggiamenti e cerimonie sono attesi nel paese, dove la gente aspetta ansiosamente di uscire dall'incubo che è durato più di un anno. Come dichiarato dal Ministro dell'informazione, Lewis Brown, questa data rappresenta un nuovo inizio per la Liberia, e la battaglia verso questo terribile nemico ha portato un nuovo senso di unità tra la popolazione.

Crisi Ebola: che cos'è la resilienza del sistema sanitario?

La devastante epidemia di Ebola che ha colpito tre paesi dell’Africa Occidentale  ha messo in rilievo la fragilità di molti sistemi sanitari. Perdita di vite umane, sconvolgimenti sociali e collasso dei servizi sanitari di base hanno mostrato cosa avviene quando una crisi colpisce sistemi di salute non preparati. Per prevenire il ripetersi di simili problemi in futuro, si rende necessario comprendere in cosa consista la resilienza di un sistema sanitario, definita come la capacità degli attori sanitari, istituzioni e popolazione di essere preparati e rispondere efficacemente ad una crisi. Una riflessione su queste tematiche appare sull’ultimo numero di Lancet.
La prima precondizione per una risposta vigorosa, che è mancata nell’attuale epidemia, è riconoscere la natura globale della crisi e avere chiari i ruoli dei diversi attori, anche con la guida delle leggi sanitarie internazionali. E’ stata anche recentemente suggerita la possibilità di finanziare la risposta alle crisi sanitarie mediante  un fondo internazionale apposito.  Una grave debolezza evidenziata durante l’epidemia è stata la carenza di personale sanitario impegnato e pronto a svolgere un lavoro che può anche essere rischioso. In Liberia, Sierra Leone e Guinea il personale sanitario è tra un quinto e un decimo del numero raccomandato dall’OMS. Gli operatori sanitari inoltre si concentrano soprattutto nei centri urbani, e l’epidemia di Ebola ha ulteriormente ridotto il loro numero uccidendone 500.
Molti operatori sanitari, impreparati e sprovvisti del materiale sanitario necessario, hanno disertato gli ospedali per paura del contagio, e molte strutture sanitarie hanno dovuto chiudere, riducendo per la popolazione la possibilità di cure anche per altre malattie.

E' necessario investire nella costruzione di un capitale sociale nel sistema sanitario, rafforzando il senso del valore del proprio lavoro, e guadagnare la fiducia della popolazione fornendo servizi sanitari di qualità. Un sistema sanitario che gode della fiducia e del supporto della popolazione ha un indubbio vantaggio in termini di resilienza.

4 maggio 2015

Eccellenza nella diagnostica di laboratorio per raggiungere gli obiettivi 2030

Il mondo sta unendo gli sforzi per porre fine all’epidemia da HIV entro il 2030, perché il 90% delle persone sieropositive conosca il proprio stato, il 90% delle persone che sanno di aver contratto l’infezione sia messo in trattamento e il 90% di coloro che sono in trattamento abbia la carica virale soppressa. Ottimizzare l’uso della diagnostica sarà fondamentale per raggiungere tale obiettivo. Si stima che a partire dal dicembre 2013, 12,9 milioni di persone siano stati trattati con farmaci antiretrovirali. Anche se questo rappresenta un ottimo risultato, il mondo deve ancora sfruttare pienamente i benefici terapeutici e preventivi che derivano dal trattamento per l’HIV. E’ ormai riconosciuto infanti come il trattamento non solo salvi vite umane, ma prevenga anche il diffondersi della malattia. Nei paesi più pesantemente colpiti, l’utilizzo di antiretrovirali ha aumentato enormemente la speranza di vita e ridotto la morbilità HIV correlata. Il trattamento per l’HIV si è infatti dimostrato essere il più efficace intervento di prevenzione in grado di ridurre la trasmissione del virus del 96%. Secondo studi recenti, ogni aumento dell’1% della copertura del trattamento comporta un calo dell’1% delle nuove infezioni. Inoltre  il trattamento per l’HIV consente di risparmiare denaro, con ritorni economici grazie a una riduzione delle spese mediche e all’aumento della produttività lavorativa. Se in Africa sub sahariana venissero trattati tutti coloro che sono HIV positivi, indipendentemente dal loro stato immunologico, si avrebbe un risparmio di miliardi di dollari.