8 maggio 2013

Primi risultati dell’option B+ in Malawi


In Malawi la prevalenza dell’HIV si situa all’11%. Sebbene molti progressi siano stati fatti nell’accesso al trattamento, molte donne ancora non ricevono le terapie adeguate per prevenire l’infezione al bambino, e ogni anno circa 15.000 bambini in Malawi nascono con l’HIV. Il Ministero della Salute ha identificato l’insufficiente presenza e funzionamento di laboratori, e la conseguente impossibilità di accedere al monitoraggio dei CD4, come uno degli ostacoli principali nell’identificare le donne in gravidanza che necessitano di trattamento. Per questo motivo ha adottato un approccio innovativo, che consiste nel mettere in terapia antiretrovirale a vita tutte le donne che risultino sieropositive in gravidanza, senza bisogno di effettuare altre analisi sullo stato immunitario. Questo permetterebbe di trattare tempestivamente le donne e quindi di migliorarne la salute e prevenire la mortalità, oltre che prevenire l’infezione HIV in un grande numero di bambini. I primi risultati di questo approccio, chiamato Option B+, sono stati pubblicati sul report di CDC (Centers for Disease Control and Prevention), sembrano e appaiono molto incoraggianti.
Le donne in gravidanza che iniziano la terapia antiretrovirale in Malawi sono passate da 1257 a metà 2011 a 10.663 a fine 2012 e costituiscono il 35% di tutte le persone che iniziano la terapia antiretrovirale in Malawi. Il 77% di queste donne continua ad essere nel programma di cura dopo 12 mesi.
Di Option B+ si è parlato anche a Maputo, nel corso del seminario sui modelli di prevenzione della trasmissione materno infantile inAfrica organizzato dal Programma DREAM e dal Ministero della Salute del Mozambico.
Sono stati sottolineati i risultati incoraggianti di questo approccio, che tende a garantire un accesso più rapido e duraturo alle cure.  In primo luogo, il tasso cumulativo di rifiuto e abbandono del programma è stato di circa il 20% a livello nazionale, e intorno al 10% in programmi medio-piccoli. Questo vuol dire che più dell’80% delle donne può beneficiare degli effetti della terapia a lungo termine. Molti intervenenti al seminario hanno evidenziato gli elementi che permettono di ridurre ancora il tasso di abbandono: accompagnamento della donna da parte di peer educators, ricerca attiva delle persone che non tornano ai controlli, offerta di analisi accurate gratuite in tempi appropriati. Tutto questo insieme all’integrazione dei servizi di prevenzione nelle maternità rende il servizio credibile ed accessibile. Un momento particolarmente critico è stato identificato nell’inizio della terapia, soprattutto da parte di donne che sono in fase iniziale di malattia, e quindi faticano a credere di aver bisogno di farmaci. E’ stato evidenziato come un sostegno appropriato e una maggiore attenzione degli operatori in questa fase possa essere la garanzia di salvezza per una donna e per un bambino.