5 giugno 2015

Infezioni opportunistiche e mortalità

L’incidenza dei casi di HIV/AIDS ha mostrato un declino negli ultimi anni, il che offre una speranza che la malattia non sia più una condanna a morte.
Le nuove forme di trattamento e di educazione alla salute stanno mantenendo bassi i tassi di infezione, tuttavia una recente ricerca suggerisce che c’è ancora spazio di miglioramento. Un nuovo studio pubblicato su Journal of Infectious Diseases raccoglie 30 anni di dati su più di 20.000 pazienti affetti da HIV/AIDS in San Francisco, Stati Uniti. Tra gli anni 1997 e 2012, il 35% (circa un terzo) dei pazienti affetti da AIDS è deceduto entro cinque anni dalla diagnosi di infezione opportunista.
Le infezioni opportunistiche, che spesso possono essere combattute con facilità da un sistema immunitario sano, rappresentano il rischio maggiore per pazienti affetti da HIV, soprattutto quando la condizione è progredita in AIDS. Quando questa progressione si verifica, il sistema immunitario del paziente è troppo debole per combattere i germi comuni con cui entriamo in contatto ogni giorno, portando a gravi complicazioni e talvolta alla morte. 
Lo studio, che ha raccolto i dati di sorveglianza HIV a partire dal 1981 del Dipartimento di Sanità Pubblica di San Francisco, ha rilevato che nel corso degli anni 1981-1986, quando comparse l’epidemia negli Stati Uniti, solo il 7% dei pazienti di San Francisco al quale venne diagnosticata la prima infezione opportunistica sopravvisse per più di cinque anni.
La percentuale di sopravvivenza è aumentata notevolmente negli anni successivi. Grazie ai nuovi trattamenti, ad una maggiore disponibilità di test HIV, il 65% dei pazienti con diagnosi di prima infezione opportunistica tra gli anni 1997-2012  è sopravvissuto a 5 anni. Rimane però quel 35% che ancora muore. I CDC rilevano che negli Stati Uniti, 13.712 persone sono morte a causa di complicazioni AIDS-correlate nel 2012 e 50.000 persone vengono infettate ogni anno. Questa percentuale tende a variare tra i diversi luoghi degli Stati Uniti, ma è più alta nelle aree urbane, come San Francisco, con più di 500.000 persone.
Il motivo di preoccupazione, secondo i ricercatori, è che alcune infezioni opportunistiche sono ancora estremamente difficili da combattere. Malattie come la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML), insieme con i tumori correlati alle infezioni come il linfoma cerebrale sono associate ad un alto tasso di mortalità ancora oggi. Nell’era della HAART, sono necessarie quindi ulteriori strategie di trattamento per combattere le infezioni opportunistiche HIV-correlate che conducono a morti inaccettabili ancora oggi.

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