28 luglio 2014

Giornata mondiale contro l'epatite

Le epatiti virali, che racchiudono un gruppo di malattie infettive conosciute come epatite A, B, C, D ed E, colpiscono oggi centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, provocando malattie epatiche acute e croniche che portano alla morte di 1.4 milioni di individui ogni anno. Tuttavia, l’epatite rimane ancora una malattia ignorata e sconosciuta.
L'OMS dedica il 28 luglio alla giornata mondiale contro l'epatite. La data scelta ricorda quella del compleanno del Professor Baruch Samuel Blumberg che nel 1976 vinse il Premio Nobel per la Fisiologia e per la Medicina grazie al lavoro condotto sull’epatite B, di cui aveva scoperto il virus. 

Nel mese di maggio, durante l’Assemblea Mondiale della Sanità, delegati provenienti da 194 diversi paesi hanno adottato una risoluzione per migliorare prevenzione, diagnosi e trattamento dell’epatite.
In occasione della giornata mondiale contro l’epatite, l’OMS sollecita ancora i responsabili politici e gli operatori sanitari a “Think again” su questo killer silenzioso. E' necessario concentrarsi sull’aumento della copertura vaccinale e sull’integrazione del vaccino nei programmi nazionali di immunizzazione.
Nel mondo, 240 milioni di persone presentano un’infezione cronica da HBV (virus epatite B).
Probabilmente a causa di modalità condivise di trasmissione, una percentuale elevata di adulti a rischio di infezione da HIV è anche a rischio di infezione da HBV. Le persone con co-infezione HIV/HBV sono ad aumentato rischio di sviluppare un’infezione cronica da HBV. Gli effetti di epatite B e HIV tendono a sovrapporsi  peggiorando il quadro clinico. I pazienti che si trovano a fronteggiare entrambe le infezioni presentano infatti elevati livelli di tossicità epatica, influenzando la risposta al trattamento con antiretrovirali. Aumenta il rischio di morbilità e di mortalità correlate al danno epatico. 
La prevalenza della coinfezione dipende dalle aree geografiche: il virus dell'epatite B è altamente endemico in Africa sub-sahariana. In queste zone, la più comune forma di trasmissione è dalla madre al figlio durante il parto, o successivamente da persona a persona durante l’infanzia.
Appaiono quindi importati gli sforzi dell'OMS nel tentativo di coordinare una risposta globale contro l'epatite virale.


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