29 novembre 2013

AIDS: dall'Italia il primo vaccino terapeutico per bambini

E’ stato testato in Italia, all’Ospedale Bambino Gesù, il primo vaccino pediatrico terapeutico contro l’HIV. 

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista PlosOne . E’ il primo vaccino al mondo, testato con risultati positivi su 20 bambini con un’età tra i 6 e i 16 anni. La sperimentazione ha riguardato bambini infettati per via materna.
I soggetti dello studio sono stati divisi in due gruppi: 10 di loro hanno continuato la terapia con antiretrovirali; gli altri 10 hanno abbinato alla terapia classica la somministrazione del vaccino. Ciò  ha determinato in questo secondo gruppo il significativo aumento di risposte immunologiche potenzialmente in grado di determinare il controllo della replicazione del virus dell'HIV.

27 novembre 2013

AIDS by the numbers


L’UNAIDS fa le stime dei progressi nella lotta contro l’HIV/AIDS, pubblicando un nuovo report.

Siamo sempre più vicini al goal di porre fine all’epidemia da HIV interrompendo la trasmissione del virus e arrestando le morti AIDS-correlate.
Tuttavia, lo stigma e la discriminazione, la violenza contro le donne ed altri fattori continuano ad ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo globale.
Secondo tale documento, le nuove infezioni sono diminuite del 33% dal 2001.
Dal 2005 si è inoltre ridotta del 29% la mortalità dovuta all’AIDS tra gli adulti e tra i bambini, con una riduzione del 52% delle nuove infezioni tra i più piccoli. Inoltre gli anni tra il 2002 e il 2012 hanno visto aumentare di 40 volte l’accesso alle terapie antiretrovirali.
Focalizzando il nostro sguardo sull’Africa sub-sahariana, nel 2012, 1 milione in meno di persone hanno contratto l’HIV (2.6 milioni nel 2001 rispetto ai 1.6 milioni nel 2012). Una riduzione di quasi il 40%. Le morti AIDS-correlate sono diminuite di circa il 22% (1.5 milioni nel 2001 vs 1.2 milioni nel 2012).
Tuttavia restano ancora sfide significative.

Nel mondo le persone HIV-positive sono 35.2 milioni, ed ogni ora 50 giovani donne vengono infettate. Ma se tali sfide verranno accettate, il numero di persone in trattamento continuerà a crescere rapidamente e gli sforzi per la prevenzione della trasmissione porteranno a risultati soddisfacenti. Il mondo potrà quindi raggiungere l’obiettivo di porre fine all’epidemia da HIV.

25 novembre 2013

25 Novembre: Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dall’ONU nel 1999. La data fu scelta in ricordo dell’assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, che tentarono di contrastare il regime di Trujillo, dittatore della Repubblica Dominicana per oltre trent’anni.

La violenza contro le donne è una grave violazione dei diritti umani, inoltre aumenta il rischio di infezione da HIV.
È quanto dichiarato da UNAIDS, secondo il quale recenti ricerche hanno stabilito una chiara associazione tra violenza domestica e HIV, con un aumento del rischio del 50% da parte delle donne di contrarre l’infezione.

22 novembre 2013

HIV in Italia: epidemia stabile ma ritardo nella diagnosi




Il Notiziario dell’Istituto superiore di Sanità ha pubblicato i dati sulle nuove infezioni da HIV in Italia e sui casi di AIDS diagnosticati nel nostro paese. Nel 2012 il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di HIV ha raggiunto la copertura del 100% del territorio nazionale, i dati cominciano quindi ad essere affidabili anche se secondo i ricercatori dell’ISS bisognerà aspettare 4 anni perché siano consolidati.
Nel 2012 sono state segnalate 3853 nuove diagnosi di infezione da HIV, un dato stabile rispetto agli anni precedenti, che corrisponde a un tasso di incidenza di 6,5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Il 26% delle persone diagnosticate è di nazionalità straniera. L’età mediana è di 38 anni per i maschi e 36 per le femmine.
Mentre negli anni '80 e '90 il principale fattore di rischio era costituito dall’uso di droghe per via endovenosa, attualmente la maggioranza delle nuove infezioni, come avviene in molti altri paesi del mondo, è attribuibile ai rapporti sessuali (42,7% rapporti eterosessuali, 38% rapporti omosessuali).

Il 55,8% delle persone diagnosticate HIV+ nel 2012 è arrivato alla diagnosi quando già i CD4 erano al di sotto di 350 per mm3 (late presenters). Il motivo di queste diagnosi tardive sta nella scarsa consapevolezza del rischio di infezione. Si tende ancora a vedere l’HIV confinato in particolari gruppi a rischio,
come una patologia su cui si dovrebbero informare solo i giovanissimi, invece non è così: l’HIV è ormai presente stabilmente, anche se con numeri c
ontenuti, nella popolazione italiana.

21 novembre 2013

AIDS: 30 years down the line


Dalla sua comparsa ad oggi, l’AIDS è diventato uno dei fenomeni epidemiologici più ampiamente studiati e documentati in tempi moderni. Un nuovo libro, AIDS 30 Years Down the Line...Faith-based Reflections about the Epidemic in Africa, pubblicato da Ajan in collaborazione con le Edizioni Paoline,  racconta trent’anni di esperienza dei volontari e delle diverse organizzazioni della Chiesa cattolica in favore di donne, uomini e bambini colpiti dall’epidemia HIV in Africa. 

Il volume presenta le opinioni di accademici attraverso una serie di saggi. Ne emerge che, anche se molto è stato fatto, molto resta ancora da fare per sconfiggere l’HIV/AIDS. Tuttavia gli autori presentano nuove idee e mezzi per comprendere e affrontare la minaccia rappresentata da questa pandemia.

20 novembre 2013

HIV: Uganda in marcia verso la fine dell'epidemia

Il Presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha lanciato in questi giorni una massiccia campagna di prevenzione e trattamento dell’HIV, invitando gli ugandesi a fare il test. Museveni ha dichiarato che tutti i cittadini che risulteranno positivi a tale test, avranno accesso al trattamento e al sostegno necessario.
L’Uganda è uno Stato dell’Africa Orientale, senza sbocchi sul mare.
Negli anni ha visto numerose lotte interne, due guerre civili che hanno fatto molte morti (la prima più di 300.000) e rapimenti (più di 20.000 bambini rapiti come schiavi sessuali o come soldati, ad opera dello LRA- Lord's Resistance Army). Ancora oggi nelle province settentrionali continua la guerriglia dell’LRA, appoggiata dal Sudan.
In questo contesto, difficili sono i progressi in campo economico, dell’istruzione e in particolare in ambito sanitario.

18 novembre 2013

Accesso alle cure in Africa, terapia ancora troppo tardi

Nonostante le linee guida dell’OMS del 2010 abbiano innalzato la soglia di CD4 a cui iniziare la terapia con antiretrovirali, sono ancora troppe le persone con HIV che arrivano tardi ad assumere tale trattamento in Africa. Questo si traduce in una mortalità maggiore nel periodo immediatamente successivo all’inizio della terapia, in una gestione clinica più complicata e costosa, mentre si perde l’opportunità di utilizzare la terapia anche come strategia per la diminuzione del contagio.
Un recente studio della Columbia University ha esaminato la percentuale di persone che entrano in terapia in uno stadio avanzato di malattia in quattro paesi africani (Kenya, Mozambico, Rwanda e Tanzania).

Un nuovo farmaco pronto per scendere in campo

I risultati del clinical trial sono positivi: la combinazione dolutegravir+abacavir+lamivudina si è dimostrata superiore alla prima linea standard (tenofovir+emtricitabina+efavirenz) nell’ottenere la soppressione virale a un anno di terapia (l’hanno ottenuta l’88% dei pazienti con questo farmaco contro l’81% con la prima linea standard).
Il dolutegravir è un inibitore di integrasi che può essere somministrato una sola volta al giorno e che, come la prima linea standard, può essere offerto in combinazione con altri due farmaci in un'unica compressa, facilitando molto l’assunzione e l’aderenza tra i pazienti. La combinazione dolutegravir + abacavir + lamivudina è stata molto ben tollerata (solo il 2% del campione ha dovuto cambiare la terapia, contro il 10% nella prima linea standard) ma bisogna dire che erano stati escluse dallo studio le persone con un particolare allele HLA, ipersensibili all’abacavir.

Le strategie terapeutiche contro l’HIV si arricchiscono dunque di nuovi farmaci, che speriamo siano presto disponibili anche in Africa.

12 novembre 2013

Lo Zambia contro l'HIV



Una delegazione dell’UNAIDS Programme Coordinating Board (PCB) si è recata in Zambia per sapere di più circa i successi e le sfide nella lotta all’HIV nel paese.
Lo Zambia è un paese dell’Africa centro-meridionale, attraversato da due grandi bacini fluviali: quello dello Zambesi a sud e quello del fiume Congo a nord. Conta una popolazione di circa 13 milioni di persone (Country Report 2012), di cui il 61% abita le aree rurali e il 39% le aree urbane. La speranza di vita alla nascita è di 49 anni.
L’HIV ha fatto la sua prima comparsa nel paese intorno agli anni ’80, diffondendosi attraverso tutta la popolazione. La maggior parte delle trasmissioni sono infatti avvenute per via eterosessuale e attraverso la gravidanza, il parto e l’allattamento.
La percentuale degli infetti si presentava maggiore nelle aree urbane piuttosto che nelle aree rurali, tra le donne piuttosto che tra gli uomini.
Si stima che nel 2012 le persone affette da HIV/AIDS siano state più di 1 milione, con una percentuale del 12.7% tra gli adulti con un’età tra i 15 e i 49 anni. Di questi, circa il 52% donne.
Circa 160 mila i bambini colpiti dall’HIV e circa 30 mila le morti dovute all’AIDS con un numero di orfani che ha superato i 670 mila.

8 novembre 2013

Anche l’HIV invecchia

L’agenzia internazionale UNAIDS ha pubblicato recentemente un report che fa il punto sulla situazione delle persone con HIV che hanno più di 50 anni.
Si tratta di una quota crescente delle persone infette, quasi un terzo nei paesi ad alto reddito, e circa il 10% nei paesi a basso reddito, per un totale di 3,6 milioni di persone.
L’ “invecchiamento” dell’epidemia è dovuto a diversi fattori: in primo luogo al successo delle terapie antiretrovirali, che hanno prolungato la vita delle persone con HIV; c’è poi la diminuita incidenza tra le fasce giovanili della popolazione, l’aumento globale della speranza di vita e la tendenza anche tra persone di età superiore a 50 anni a intraprendere comportamenti a rischio.
Anche i servizi per la prevenzione e il trattamento dell’HIV si devono dunque adattare e prendere in considerazione questa fascia di persone più anziane, con le loro specifiche particolarità e necessità.

HIV and aging

UN NEWS SERVICE

The shifting demographics of the AIDS epidemic demands a new focus to reach people aged 50 and over who are currently underserved by HIV services, urged the United Nations agency leading the global HIV/AIDS response.
Out of the estimated global total of 35.3 million people living with HIV, an average 3.6 million are people aged 50 years or older, according to a new supplement to the 2013 UNAIDS report on the global AIDS epidemic focused on the issue HIV and aging.
"People 50 years and above are frequently being missed by HIV services," said Michel Sidibé, UNAIDS Executive Director. "This is costing lives."
"Much more attention needs to be given to their specific needs and to integrating HIV services into other health services which people 50 years and over may already have access to," added Mr. Sidibé.

7 novembre 2013

HIV: il virus si maschera per evadere le difese dell'organismo

Come noto, l'HIV una volta entrato nell'organismo non ne uscirà mai più.
Il virus, infatti, ha sviluppato dei meccanismi per evadere la risposta immunitaria dell'ospite e continuare a replicarsi. Le attuali terapie disponibili riescono a contenere tale replicazione e rendere il virus dormiente, o quanto meno limitarne i danni. Un articolo pubblicato su Nature, condotto da studiosi dello University College di Londra, ha svelato ulteriori dettagli su tali meccanismi, e aperto nuove prospettive terapeutiche: il virus si maschererebbe per sfuggire alle difese dell'ospite.

La domanda da cui parte lo studio è la seguente: perchè HIV riesce a replicarsi all'interno delle cellule dell'immunità innata (macrofagi) senza stimolare una risposta immunitaria? Normalmente infatti un qualsiasi agente infettivo stimola l'organismo a produrre un articolato sistema di risposte che porta alla soppressione dell'agente stesso, questo non avviene con HIV, perchè?

6 novembre 2013

Post 2015: end of AIDS?

"I am from the generation that never experienced a world without HIV. It is my dream to see how the world feels without AIDS." Mr Zerihun Mammo, representative of the Pan African Youth Leadership Network of United Nations For Achievement of MDGs.
The first of a series in regional dialogues organized by the UNAIDS and Lancet Commission: Defeating AIDS - Advancing global health was held on 3 November in Addis Ababa. One of the main messages that emerged from the consultation was the need to include ambitious and measurable targets towards ending AIDS in the post-2015 development agenda.
Co-convened by the United Nations Economic Commission for Africa (UNECA) and UNAIDS, the Africa-focused dialogue was held on the margins of the Africa Regional Consultative Meeting on the Sustainable Development Goals. The aim of the consultation was to stimulate debate on how to ensure that the achievements of the AIDS response are carried forward to the new development agenda that is currently being worked on to replace the Millennium Development Goals when they expire in 2015.