17 giugno 2014

Giornata mondiale del bambino africano: HIV e malnutrizione

Il 16 giugno si è celebrata la giornata del bambino africano.
L’appuntamento rappresenta ogni anno un’importante occasione per riflettere sulla condizione dell’infanzia nei Paesi africani dove fame, malattie - Aids in particolare -, analfabetismo e guerre rendono incerte e difficili le prospettive di sviluppo del Continente.
La data ricorda il giorno in cui, nel 1976, a Soweto, in Sudafrica, migliaia di studenti scesero in piazza per protestare pacificamente contro la scarsa qualità dell’educazione scolastica impartita ai neri sotto il regime dell’apartheid, e per chiedere di poter studiare nelle proprie lingue natie. La polizia armata rispose con la forza sparando sui dimostranti. Gli scontri durarono per i dieci giorni successivi, portando all’uccisione di circa 500 persone tra bambini, giovani adolescenti e adulti.
Nel 1991, anno dell’abolizione della segregazione razziale in Sudafrica, l’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) proclamò il 16 giugno come il giorno del ricordo delle vittime della marcia di Soweto, emblema del coraggio e della lotta per i diritti di tutti i bambini oppressi del Continente.



In Africa i bambini sono i più esposti alla povertà e alle malattie.
La fame è uno dei primi problemi che vivono i bambini nel mondo.
Il primo degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) è quello di sradicare la povertà estrema e la fame e dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro al giorno.
La malnutrizione infantile è legata a numerosi fattori: oltre infatti alla costante mancanza di cibo, al consumo di acqua non potabile, le malattie infettive contribuiscono a peggiorare il quadro.
La denutrizione amplifica infatti l’effetto di ogni malattia, compreso l’HIV.
Esiste una sovrapposizione delle regioni colpite dall’HIV con quelle colpite dalla malnutrizione. Tale coincidenza è molto evidente in Africa sub-sahariana, dove la carenza di nutrimento e l’insicurezza alimentare sono realtà quotidiane.
L'HIV/AIDS e la crisi alimentare si combinano per formare un circolo vizioso: la malnutrizione abbassa le difese immunitarie e aumenta il rischio e la severità delle infezioni.
E’ evidente che una buona nutrizione non guarisce dall’HIV/AIDS, ma rappresenta un aiuto terapeutico essenziale e complementare alle terapie antiretrovirali.
Nel mondo i bambini sotto i 5 anni malnutriti sono 165 milioni , con una riduzione del 35% rispetto al 1990. 
Preoccupante è anche la malnutrizione durante la gravidanza, condizione associata ad un aumento del rischio di mortalità materna e neonatale, a difetti di crescita nei primi due anni di vita, a scarsa produzione di latte con rischio aumentato di mortalità nei primi due anni di vita del bambino.

Al primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio se ne legano altri due:
la riduzione della mortalità infantile (OSM 4) e la lotta contro HIV/AIDS, malaria e altre malattie (OSM 6).
Il numero dei decessi nei bambini sotto i 5 anni è sceso da 12,4 milioni nel 1990 a 6,6 milioni nel 2012, circa 17.000 morti in meno ogni giorno. Un numero che rimane ancora troppo alto. In Africa sub-sahariana le morti sono ancora troppe: un bambino su dieci muore prima di aver raggiunto il quinto anno di vita.
Nel 2012 l’HIV/AIDS ha fatto più di 210.000 vittime tra i bambini con un’età inferiore a 15 anni. Di tutte queste morti, più del 90% sono avvenute in Africa.

L’obiettivo finale deve essere quindi quello che tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza o condizione, abbiano accesso a cure e cibo, perché le morti dovute a malattia e malnutrizione sono morti evitabili.

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