18 luglio 2014

Anno 2030: fine dell'epidemia da HIV?

Mettere in atto provvedimenti intelligenti per colmare il divario tra coloro che conoscono il loro stato di HIV positivi e che hanno accesso a servizi e a trattamento e coloro che sono ben lontani da tutto questo: è la strada per porre fine all’epidemia da HIV entro il 2030.
È da queste considerazioni che è nato il nuovo Rapporto UNAIDS  lanciato in questi giorni: “The Gap Report”. Come colmare il divario tra le persone che fanno passi in avanti e quelle che rimangono indietro nel cammino verso la fine dell’epidemia?
Circa 19 dei 35 milioni che vivono con l’HIV in tutto il mondo non conoscono il loro stato di sieropositivi.  In Africa sub-sahariana, il 90% delle persone che conoscono il loro stato di HIV+ sono in trattamento.  Secondo il direttore UNAIDS Michel Sidibé, occorre mettere in atto una implementazione più rapida per colmare il divario tra coloro che conoscono il loro stato e coloro che non lo conoscono, tra coloro che possono avere accesso ai servizi e coloro che non possono. Coloro che verranno a conoscenza del loro status, cercheranno poi il trattamento salvavita.

In Africa, il 76% delle persone in trattamento ha raggiunto la soppressione della carica virale, con una probabilità quindi bassissima di trasmettere il virus al proprio partner sessuale (la terapia come prevenzione).
Un’analisi mostra che per ogni aumento del 10% nella copertura del trattamento si registra un calo dell’1% nel numero delle nuove infezioni.
Il rapporto sottolinea che gli sforzi fatti in questi anni per aumentare l’accesso alla triterapia antiretrovirale stanno avendo successo: nel 2013, ulteriori 2,3 milioni di persone hanno avuto accesso ai farmaci, per un totale di circa 13 milioni di persone in tutto il mondo. Inoltre, le morti legate all’HIV sono diminuite da 1.7 milioni nel 2012 a 1.5 milioni nel 2013,
Accelerare lo scale-up, significa essere sulla buona strada per vedere la fine dell’epidemia entro il 2030.
In questo modo, si potrebbero  evitare 18 milioni di nuove infezioni da HIV e 11,2 milioni di decessi per AIDS tra il 2013 e il 2030.
Secondo il rapporto, in solo 15 paesi si è registrato nel 2013 oltre il 75% dei 2,1 milioni di nuove infezioni.
In ogni regione del mondo, ci sono dei paesi che portano il peso dell’epidemia. In Africa sub-sahariana, questi sono la Nigeria, il Sudafrica e l’Uganda.
Altri paesi si trovano ad affrontare la tripla minaccia dell’alta prevalenza di HIV, della bassa copertura del trattamento e dell'assenza della diminuzione delle nuove infezioni.
Il rapporto sottolinea quindi l'importanza del concentrarsi sulle popolazioni che sono rimaste indietro, meno abbienti e a maggior rischio di HIV. In questo modo si troverà la chiave per porre fine all’epidemia di AIDS.
"Senza un approccio centrato sulla persona, non andremo lontano nell'era post-2015", denuncia Sidibé.

La relazione sottolinea che, per colmare il divario tra le persone che sono raggiungibili con i servizi per l'HIV e le persone che non lo sono, si richiederanno ricerca e innovazione combinate con leggi che tutelino e che promuovano la libertà e l'uguaglianza per tutte le persone. Sarà inoltre necessario un maggiore impegno da parte della comunità globale nei confronti dei paesi più colpiti.

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