11 giugno 2015

AIDS, incrementare la diagnosi delle infezioni opportunistiche

Nonostante i progressi nell’accesso alla terapia antiretrovirale, ancora circa un terzo delle persone con HIV in Africa inizia la terapia quando la malattia è già ad uno stadio avanzato, e la mortalità nei primi mesi di trattamento è molto più elevata in Africa che in Europa. La maggior parte di queste morti è dovuta ad infezioni opportunistiche quali la tubercolosi e la meningite da criptococco. 
Un trial clinico effettuato in Zambia e Tanzania su pazienti che iniziavano la terapia con meno di 200 CD4 ha paragonato l’approccio standard con un approccio che utilizzava sia il supporto di operatori non sanitari sull’aderenza, sia un test antigenico per il criptococco. In questo secondo gruppo, la mortalità è risultata diminuita del 28%.
La tubercolosi si è confermata una coinfezione molto diffusa, infatti il 16% del campione si presentava già in terapia tubercolare mentre un altro 11% veniva diagnosticato all’arruolamento.

L’uso di diagnostica avanzata per la tubercolosi (ad esempio il test molecolare GeneXpert) e l’uso di test sierologici per l’antigene del criptococco si dimostrano quindi strumenti validi per migliorare la sopravvivenza delle persone con HIV in stadio avanzato. La diffusione di tali strumenti su larga scala è una delle prossime frontiere della lotta all’AIDS.

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