9 novembre 2012

La fine dell’epidemia è possibile? La parola al WHO



In vista della giornata mondiale contro l’AIDS 2012, il 1 dicembre, AVERT lancia “Reflections on the Epidemic”, una serie di articoli che portano la firma di grandi autori del mondo della scienza, della cultura, ma non solo, anche di donne e di uomini affetti dall’HIV. Tali autori con le loro esperienze e il loro background, rappresentano diversi paesi del mondo. 
Nell’arco di 10 anni sono aumentate ad 8 milioni le persone che hanno accesso alla terapia, ma sarà possibile raggiungere l’obiettivo del 2015 di 15 milioni di persone in trattamento antiretrovirale? E’ possibile guardare alla fine dell’epidemia? La domanda viene posta dal Direttore del Dipartimento HIV/AIDS dell’WHO, Gottfried Hirnschall. La chiave della risposta risiede proprio nell’ utilizzo della ART in maniera più strategica e più efficace per un maggiore impatto sulle nuove infezioni. Attualmente, in linea con le correnti raccomandazioni dell’OMS che indicano l’inizio della terapia per tutti coloro che hanno CD4 uguali od inferiori a 350 cellule/mm3, si stima che sono circa 15 milioni gli individui ad aver diritto alla terapia. Tuttavia, se prendiamo in considerazione il “trattamento come prevenzione” per le coppie discordanti per HIV, e per le donne in gravidanza, tale numero aumenterebbe a 23 milioni di persone nei paesi a basso e medio reddito. Bisogna tener conto inoltre del fatto che prima o poi tutti gli individui HIV+, 34 milioni di persone, avranno bisogno di terapia antiretrovirale. La strategia è quindi quella di fornire l’ART il prima possibile nel corso dell’infezione aumentando il numero di persone che possano beneficiare di tale trattamento. E’ necessario quindi potenziare l’accesso alla ART. Ciò include una serie di strategie, tra le quali la realizzazione di point-of-care per la diagnostica, riduzione dei costi e integrazione della ART all’interno dei servizi sanitari locali. Questo significa anche garantire la continuità della presa in carico del paziente, dal momento del test in poi, fino al raggiungimento e al mantenimento della soppressione della carica virale. La scoperta di un test positivo necessita infatti di un adeguato legame al trattamento e alla cura , aiutando a sostenere la retention del paziente al programma (collegare con successo il paziente ai servizi, fino a mantenenere in maniera permanente l'aderenza alla ART). E’ quanto lo stesso Hirnschall aveva già affermato nel corso della XIX International AIDS Conference che si è svolta a Washington tra il 22 e il 27 luglio 2012. 

Come colmare il gap tra coloro che iniziano la cura e coloro che si infettano, il cui rapporto ad oggi è di 1 a 2? Garantendo l’accesso alla terapia a quelle popolazioni chiave (partner HIV+ di coppie sierodiscordanti, donne in gravidanza sieropositive, etc...), riducendo così la trasmissione del virus. Test precoci e a tutti, attenzione alla retention e uso strategico dei farmaci antiretrovirali sono quindi gli obiettivi per porre fine all’epidemia. 



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