6 novembre 2012

L'oro in aiuto dell'Africa per la diagnosi dell'HIV

L’oro arriva in aiuto dell’Africa: è infatti grazie a ioni d’oro dissolti in una soluzione contenente perossido di idrogeno (acqua ossigenata) che si potrà fare diagnosi di HIV. E' quanto emerge da una ricerca pubblicata il 28 ottobre su Nature Nanotechnology.
Il test, valido anche per alcuni tumori, è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Imperial London College: grazie a questo test diagnostico basato su nanoparticelle non saranno più necessarie sofisticate apparecchiature per rilevare la presenza di carica virale nel sangue di individui esposti al virus.
Attualmente la diagnosi si basa su un primo test altamente sensibile che ricerca gli anticorpi anti-HIV nel plasma, a cui fa seguito un secondo test altamente specifico che minimizza i risultati falsi positivi. Tuttavia, il test più attendibile in uso è considerato essere l’HIV DNA test, basato sulla ricerca del DNA dell’HIV nel sangue, tramite tecnica PCR (Polimerase Chain Reaction).
Secondo Molly Stevens e i suoi colleghi, il test diagnostico messo a punto è più sensibile del miglior test attualmente disponibile: gli ioni d’oro a contatto con il perossido di idrogeno formano delle nanoparticelle che assumono forma irregolare o sferica. A contatto con la luce tali particelle potranno poi assumere colore blu (particelle irregolari, presenza di carica virale o di marker tumorale) o colore rosso (particelle sferiche, assenza di carica virale o di tumore), con risultati visibili ad occhio nudo.
Con questo test, utilizzando anticorpi che si legano ad una molecola bersaglio dell’HIV o ad una del cancro prostatico, è possibile individuare miliardesimi di miliardesimi di grammo della proteina presa in esame per millilitro di siero umano, livelli che neanche il gold standard dei test per l’HIV (HIV DNA TEST) è in grado di individuare.

Questo test rappresenta un valido aiuto per i Paesi a risorse limitate. Si immagina infatti il suo utilizzo futuro. A livello pediatrico potrebbe infatti consentire una diagnosi rapida e certa, accorciando i tempi che si hanno tra diagnosi e trattamento, riducendo così la mortalità infantile, ancora troppo alta in Africa sub-sahariana. Il nuovo test potrebbe inoltre essere utile nel supportare le strategie di “test and treat”, annullando il periodo finestra che si ha con i comuni test diagnostici basati su biomarker immunologici.

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