13 dicembre 2012

A Maputo meeting sulla tubercolosi

La tubercolosi rimane uno dei principali problemi di salute globale. Nel 2011 ci sono stati più di 9 milioni di nuovi casi con 1.4 milioni di morti (990.000 tra la popolazione HIV negativa e 430.000 tra gli HIV positivi). Secondo il rapporto dell’OMS pubblicato a ottobre 2012, il 24% dei casi mondiali di TB risiede in Africa, con il 64% dei casi multi-farmaco resistenti (MDR-TB) e il più alto tasso di mortalità.
Nel 2011, 1.1 milioni (13%) dei 8.7 milioni di persone con TB era HIV positivo e solo il 48% di questi ha iniziato una terapia con antiretrovirali. Il 79% della popolazione con HIV/TB vive nella regione africana ma solo il 69% dei pazienti con TB è stato testato per l’HIV. L’Africa sub-sahariana rimane una delle regioni con il maggior numero di vittime HIV/TB correlate, essendo la TB la principale causa di morte tra i pazienti con HIV/AIDS. Per affrintare tale problema, si sta tenendo in questi giorni a Maputo, Mozambico, un incontro tra rappresentanti del PALOP  (Paises Africanos de Lingua Oficial Portuguesa) e rappresentati dell’OMS per la TB nella regione africana. Il PALOP, nato nel 1992 dall’unione di cinque paesi africani lusofoni, lavora a stretto contatto con  il Portogallo, con l’Unione Europea e con le Nazioni Unite, ricevendo aiuti nel campo della cultura, dell’educazione e dello sviluppo della lingua portoghese.
In questi giorni è la tubercolosi il tema dell’incontro, essendo l’Africa non solo il continente con la più alta mortalità dovuta alla TB ma anche all’HIV e quindi con la più alta mortalità HIV/TB correlata. In particolare in Mozambico la TB è la principale causa di morte.
Da tale meeting emerge che nei paesi dell’Africa sub-sahariana, regimi di trattamento inadeguati, farmaci di scarsa qualità, vendita indiscriminata di farmaci, scarso controllo dell’infezione e debole counselling al paziente per l’adesione al trattamento sono alcune delle cause che hanno portato ad un aumento dei casi di TB. Inoltre gli alti tassi di abbandono ai programmi per la TB contribuiscono alla diffusione della malattia e alla creazione di ceppi resistenti. Secondo Angelica Salomao (rappresentante dell’OMS a tale incontro), i Paesi africani di lingua portoghese dovrebbero investire maggiori risorse umane e finanziarie nella lotta contro la TB. Tale lotta non può non passare attraverso quella contro l’HIV.
Nel 2011, 3,2 milioni di persone arruolate in programmi di cura per l’HIV hanno fatto lo screening per la TB, il 39% in più rispetto al 2010.
L’OMS raccomanda interventi di prevenzione, diagnosi e trattamento della TB in persone HIV positive. Prevenzione con cotrimossazolo e con isoniazide ma soprattutto terapia antiretrovirale a tutti i pazienti HIV positivi. L’ART riduce infatti significativamente il rischio di morbidità e di mortalità dovuto alla TB. Tale terapia è quindi raccomandata per tutti i pazienti con HIV/TB, indipendentemente dal numero di CD4. Aumentare l’accesso alla ART può quindi avere un impatto significativo nel ridurre la mortalità HIV-TB correlata, riducendo nello stesso tempo il rischio di sviluppare TB tra i pazienti HIV positivi.