
L'OMS raccomanda l'allattamento esclusivo fino a sei mesi di
età del bambino, continuando ad allattarlo, con l'aggiunta di alimenti
complementari per due anni o oltre.
L'allattamento al seno è la migliore fonte di nutrimento per
i lattanti e bambini e uno dei modi più efficaci per garantire la salute e la
sopravvivenza dei più piccoli.
Il latte materno fornisce ai neonati tutti i nutrienti di
cui hanno bisogno per un sano sviluppo. È sicuro e contiene anticorpi che
aiutano a proteggere i neonati dalle malattie infantili più comuni come la
diarrea e la polmonite, le due principali cause di mortalità infantile in tutto
il mondo. Il latte materno è facilmente disponibile e accessibili, e
contribuisce a garantire che i bambini ricevano una nutrizione adeguata.
Il latte artificiale non contiene gli anticorpi presenti nel
latte materno, inoltre ci sono dei rischi derivanti dall'uso di acqua non
potabile e strumenti non sterilizzati o la potenziale presenza di batteri o
altri agenti inquinanti nel latte in polvere. L'allattamento al seno porta
benefici anche alle madri: riduce i rischi di cancro al seno e alle ovaie nel
corso della vita e aiuta le donne a tornare al peso pre-gravidanza più velocemente.
Tuttavia a livello globale si stima che solo il 38% dei
neonati vengono allattati esclusivamente al seno per sei mesi. "Quasi tutte le madri sono fisicamente in grado di
allattare e lo farebbero se avessero informazioni e supporto accurati", ha
detto il Dott. Carmen Casanovas, esperto dell’allattamento al seno del
Dipartimento di Nutrizione per la
Salute e lo Sviluppo dell’OMS. "Ma in molti casi, le
donne sono scoraggiate dal farlo, e sono indotte in errore a credere che il
latte in formula sia il miglior alimento per i loro figli nei primi mesi di
vita”. Nella preoccupazione che sostituti del latte materno siano
stati commercializzati in maniera troppo aggressiva, la 27ª Assemblea Mondiale
della Sanità nel 1974 ha
invitato gli Stati membri a rivedere le promozione sulle vendite di alimenti
per l'infanzia e ad adottare appropriate misure correttive, tra cui codici e
legislazione sulla pubblicità. Ciò ha portato, nel 1981, a un accordo sul
Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte
Materno, e all'adozione di diverse successive risoluzioni in materia.
L’OMS con tale Codice mira ad aumentare il tasso globale di
allattamento al seno esclusivo per sei mesi ad almeno il 50% entro il 2025.
A supporto di questo, ha sviluppato corsi per formare gli
operatori sanitari a fornire supporto qualificato per le madri che allattano
(tra cui le madri con infezione da HIV), e per monitorare la crescita dei
bambini, in modo che possa essere individuato tempestivamente il rischio di
denutrizione o di sovrappeso/obesità.
Nella settimana mondiale per l’allattamento al seno, l’OMS e
i suoi partners chiedono maggiore sostegno per le madri che allattano. Per
fornire questo supporto e migliorare l’assistenza alle madri e ai neonati, sono
state create strutture “baby-friendly” in più di 150 paesi, grazie
all’iniziativa Baby-Friendly Hospital dell’OMS e dell’UNICEF. Questo discorso è ancora più vero nei paesi a risorse
limitate, in particolare in Africa sub-sahariana.
In
tali contesti il latte in formula è costoso e difficilmente praticabile per
lungo tempo a causa della scarsa disponibilità di acqua potabile e di latte in
polvere. Infatti l’alimentazione sostitutiva non è né conveniente né sicura per
la maggior parte delle donne africane; anzi essa è associata ad un aumento della
morbilità e della mortalità tra i bambini a causa di malattie gastrointestinali
e respiratorie.
Per
tale motivo tra le donne africane HIV-positive è stata presa in considerazione
la possibilità di allattare se sottoposte a terapia antiretrovirale (ART).
Nei
Paesi industrializzati, l’utilizzo di latte in formula ha abbattuto la trasmissione
postnatale. Tuttavia l’Africa pone, in ragione della estensione dei trattamenti
con antiretrovirali, una nuova problematica: rendere sicuro per le donne HIV
positive l’allattamento al seno, in un contesto in cui per motivi economici,
sociali e di carattere igienico, non è possibile l’utilizzo di latte in
formula. Inoltre il latte materno, come ricordato, garantirebbe una nutrizione
ottimale e una riduzione del rischio di diarrea in una popolazione di bambini
ad alto rischio di malnutrizione e di mortalità per tale patologia.
Il
Programma DREAM ha affrontato sin dai suoi inizi questa problematica, somministrando la ART alle madri durante la
gravidanza e l’allattamento. I risultati raggiunti sono sorprendenti: sono
stati registrati tassi complessivi di trasmissione dell’HIV del 3.2% a 24 mesi,
e più di 21 mila bambini liberi dall’HIV a 24 mesi di vita nati dal programma
di prevenzione verticale. La ART
somministrata durante la gravidanza e l’allattamento non comporta un rischio
aggiuntivo per i neonati e per le loro madri, anzi è sicura ed efficace nel
ridurre la trasmissione verticale dell’HIV. L’allattamento al seno da parte di
donne in profilassi con antiretrovirali rappresenta quindi una soluzione
possibile ed accettabile nei Paesi a risorse limitate in cui il rischio che
deriva dal non allattare è molto alto.