31 luglio 2013

Allattamento al seno: vicini alle mamme


Dal primo al 7 agosto si celebra la Settimana Mondiale dell’Allattamento al seno. Tale Settimana viene promossa ogni anno in più di 170 paesi per incoraggiare l'allattamento al seno e migliorare la salute dei bambini in tutto il mondo. In tali giorni si commemora la Innocenti Declaration, prodotta da OMS e UNICEF durante un convegno che si è tenuto nell’agosto del 1990 nell’Ospedale degli Innocenti a Firenze, Italia, per proteggere, promuovere e sostenere l'allattamento al seno.
L'OMS raccomanda l'allattamento esclusivo fino a sei mesi di età del bambino, continuando ad allattarlo, con l'aggiunta di alimenti complementari per due anni o oltre.


L'allattamento al seno è la migliore fonte di nutrimento per i lattanti e bambini e uno dei modi più efficaci per garantire la salute e la sopravvivenza dei più piccoli.
Il latte materno fornisce ai neonati tutti i nutrienti di cui hanno bisogno per un sano sviluppo. È sicuro e contiene anticorpi che aiutano a proteggere i neonati dalle malattie infantili più comuni come la diarrea e la polmonite, le due principali cause di mortalità infantile in tutto il mondo. Il latte materno è facilmente disponibile e accessibili, e contribuisce a garantire che i bambini ricevano una nutrizione adeguata.
Il latte artificiale non contiene gli anticorpi presenti nel latte materno, inoltre ci sono dei rischi derivanti dall'uso di acqua non potabile e strumenti non sterilizzati o la potenziale presenza di batteri o altri agenti inquinanti nel latte in polvere. L'allattamento al seno porta benefici anche alle madri: riduce i rischi di cancro al seno e alle ovaie nel corso della vita e aiuta le donne a tornare al peso pre-gravidanza più velocemente.
Tuttavia a livello globale si stima che solo il 38% dei neonati vengono allattati esclusivamente al seno per sei mesi. "Quasi tutte le madri sono fisicamente in grado di allattare e lo farebbero se avessero informazioni e supporto accurati", ha detto il Dott. Carmen Casanovas, esperto dell’allattamento al seno del Dipartimento di Nutrizione per la Salute e lo Sviluppo dell’OMS. "Ma in molti casi, le donne sono scoraggiate dal farlo, e sono indotte in errore a credere che il latte in formula sia il miglior alimento per i loro figli nei primi mesi di vita”. Nella preoccupazione che sostituti del latte materno siano stati commercializzati in maniera troppo aggressiva, la 27ª Assemblea Mondiale della Sanità nel 1974 ha invitato gli Stati membri a rivedere le promozione sulle vendite di alimenti per l'infanzia e ad adottare appropriate misure correttive, tra cui codici e legislazione sulla pubblicità. Ciò ha portato, nel 1981, a un accordo sul Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, e all'adozione di diverse successive risoluzioni in materia.
L’OMS con tale Codice mira ad aumentare il tasso globale di allattamento al seno esclusivo per sei mesi ad almeno il 50% entro il 2025.
A supporto di questo, ha sviluppato corsi per formare gli operatori sanitari a fornire supporto qualificato per le madri che allattano (tra cui le madri con infezione da HIV), e per monitorare la crescita dei bambini, in modo che possa essere individuato tempestivamente il rischio di denutrizione o di sovrappeso/obesità.
Nella settimana mondiale per l’allattamento al seno, l’OMS e i suoi partners chiedono maggiore sostegno per le madri che allattano. Per fornire questo supporto e migliorare l’assistenza alle madri e ai neonati, sono state create strutture “baby-friendly” in più di 150 paesi, grazie all’iniziativa Baby-Friendly Hospital dell’OMS e dell’UNICEF. Questo discorso è ancora più vero nei paesi a risorse limitate, in particolare in Africa sub-sahariana.
In tali contesti il latte in formula è costoso e difficilmente praticabile per lungo tempo a causa della scarsa disponibilità di acqua potabile e di latte in polvere. Infatti l’alimentazione sostitutiva non è né conveniente né sicura per la maggior parte delle donne africane; anzi essa è associata ad un aumento della morbilità e della mortalità tra i bambini a causa di malattie gastrointestinali e respiratorie.
Per tale motivo tra le donne africane HIV-positive è stata presa in considerazione la possibilità di allattare se sottoposte a terapia antiretrovirale (ART).
Nei Paesi industrializzati, l’utilizzo di latte in formula ha abbattuto la trasmissione postnatale. Tuttavia l’Africa pone, in ragione della estensione dei trattamenti con antiretrovirali, una nuova problematica: rendere sicuro per le donne HIV positive l’allattamento al seno, in un contesto in cui per motivi economici, sociali e di carattere igienico, non è possibile l’utilizzo di latte in formula. Inoltre il latte materno, come ricordato, garantirebbe una nutrizione ottimale e una riduzione del rischio di diarrea in una popolazione di bambini ad alto rischio di malnutrizione e di mortalità per tale patologia.
Il Programma DREAM ha affrontato sin dai suoi inizi questa problematica, somministrando la ART alle madri durante la gravidanza e l’allattamento. I risultati raggiunti sono sorprendenti: sono stati registrati tassi complessivi di trasmissione dell’HIV del 3.2% a 24 mesi, e più di 21 mila bambini liberi dall’HIV a 24 mesi di vita nati dal programma di prevenzione verticale. La ART somministrata durante la gravidanza e l’allattamento non comporta un rischio aggiuntivo per i neonati e per le loro madri, anzi è sicura ed efficace nel ridurre la trasmissione verticale dell’HIV. L’allattamento al seno da parte di donne in profilassi con antiretrovirali rappresenta quindi una soluzione possibile ed accettabile nei Paesi a risorse limitate in cui il rischio che deriva dal non allattare è molto alto.