22 luglio 2013

AIDS: vicini alla cura?

Una cura per l'Aids in grado di indurre una remissione totale della malattia sembra essere più vicina . Un team italo americano di ricercatori, coordinato da Andrea Savarino dell’Iss, ha messo appunto un cocktail terapeutico che si è dimostrato in grado di indurre una remissione della patologia nei macachi. La combinazione di farmaci antiretrovirali con la butionina sulfossimina, un agente ossidante e chemiosensibilizzante (Bso), e l’auranofin, un composto a base di sali di oro ha, in pratica, rimpiazzato gradualmente e senza provocare effetti collaterali i linfociti “malati” con cellule nuove e perfettamente funzionanti, anche se, in un primo momento, non è riuscita a prevenire un’iniziale rebound del virus.
“Risulta evidente - osserva Iart Luca Shytaj, collaboratore del dr. Savarino e primo autore dell’articolo pubblicato su Retrovirology - come una branca specifica del sistema immunitario venga stimolata dall’aggiunta di BSO al cocktail di farmaci e possa eventualmente mimare un’autovaccinazione contro il virus”. I ricercatori stanno ora programmando l'inizio di un trial clinico nei primi mesi del 2014


La nostra incapacità finora di sconfiggere il virus HIV è dovuta al fatto che il virus si nasconde nei cosiddetti “reservoirs”, in particolare le cellule T di memoria. Anche con una terapia antiretrovirale efficace, in pazienti con viremia non rilevabile, cioè contenuta aldisotto di 50 copie per ml, una piccolissima quantità di virus è comunque presente, pronta a moltiplicarsi se i farmaci vengono sospesi, ed il virus è integrato e latente nelle cellule T di memoria. Sono stati  tentati diversi approcci per eliminare questi reservoirs del virus, uno di questi, che ha avuto successo nel caso del famoso paziente di Berlino, e sembra in altri due casi, è il trapianto di midollo. Si tratta, come è facile immaginare, di un approccio rischioso e non percorribile. Un altro approccio è quello detto “shock and kill”, cioè intensificare la terapia antriretrovirale, indurre l’attivazione delle cellule latenti attraverso ad esempio gli inibitori dell’istone deacetilasi, e successivamente eliminare, attraverso il sistema immunitario o farmaci specifici, le cellule infette attivate. Un terzo approccio mira a diminuire la durata di vita del pool di cellule T di memoria centrale.
L’auranofin uccide selettivamente queste cellule T di memoria, mentre il BSO contribuisce ad uccidere le cellule attivate.

Se sarà confermata la tollerabilità e l’efficacia di queste terapie negli esseri umani, sarà possibile pensare ad un controllo prolungato del virus anche senza terapia antiretrovirale (cura funzionale)