Una cura per l'Aids in grado di indurre una remissione totale
della malattia sembra essere più vicina . Un team italo americano di
ricercatori, coordinato da Andrea Savarino dell’Iss, ha messo
appunto un cocktail terapeutico che si è dimostrato in grado di indurre una
remissione della patologia nei macachi. La combinazione di farmaci
antiretrovirali con la butionina sulfossimina, un agente ossidante e chemiosensibilizzante
(Bso), e l’auranofin, un composto a base di sali di oro ha, in pratica,
rimpiazzato gradualmente e senza provocare effetti collaterali i linfociti
“malati” con cellule nuove e perfettamente funzionanti, anche se, in un primo
momento, non è riuscita a prevenire un’iniziale rebound del virus.
“Risulta evidente - osserva Iart Luca Shytaj,
collaboratore del dr. Savarino e primo autore dell’articolo pubblicato su Retrovirology
- come una branca specifica del sistema immunitario venga stimolata
dall’aggiunta di BSO al cocktail di farmaci e possa eventualmente mimare
un’autovaccinazione contro il virus”. I ricercatori stanno ora programmando l'inizio di un trial
clinico nei primi mesi del 2014
La nostra incapacità finora di sconfiggere il virus HIV è
dovuta al fatto che il virus si nasconde nei cosiddetti “reservoirs”, in
particolare le cellule T di memoria. Anche con una terapia antiretrovirale
efficace, in pazienti con viremia non rilevabile, cioè contenuta aldisotto di
50 copie per ml, una piccolissima quantità di virus è comunque presente, pronta
a moltiplicarsi se i farmaci vengono sospesi, ed il virus è integrato e latente
nelle cellule T di memoria. Sono stati
tentati diversi approcci per eliminare questi reservoirs del virus, uno
di questi, che ha avuto successo nel caso del famoso paziente di Berlino, e
sembra in altri due casi, è il trapianto di midollo. Si tratta, come è facile
immaginare, di un approccio rischioso e non percorribile. Un altro approccio è
quello detto “shock and kill”, cioè intensificare la terapia antriretrovirale,
indurre l’attivazione delle cellule latenti attraverso ad esempio gli inibitori
dell’istone deacetilasi, e successivamente eliminare, attraverso il sistema
immunitario o farmaci specifici, le cellule infette attivate. Un terzo
approccio mira a diminuire la durata di vita del pool di cellule T di memoria centrale.
L’auranofin uccide selettivamente queste cellule T di
memoria, mentre il BSO contribuisce ad uccidere le cellule attivate.
Se sarà confermata la tollerabilità e l’efficacia di queste
terapie negli esseri umani, sarà possibile pensare ad un controllo prolungato
del virus anche senza terapia antiretrovirale (cura funzionale)