Terminato il meeting biennale dello IAS (International Aids Society) a Kuala Lampur lo scorso 3 Luglio. Esperti di tutto il mondo si sono riuniti nella capitale malese per fare il punto della situazione su uno dei maggiori killer dei nostri tempi. Molti aspetti sono stati affrontati in questi giorni, il più saliente è senza dubbio la pubblicazione delle nuove lineeguida dell'OMS per un approccio di sanità pubblica all'infezione da HIV (vedi post), ma anche altri risvolti dell'infezione sono stati oggetto di dibattito: gli studi sul vaccino, l'andamento della co-infezione HIV/HCV e le novità terapeutiche per i pazienti con epatite ed HIV, lo stato dell'infezione in Asia e nel Pacifico, la difficile fidelizzazione dei pazienti adolescenti, e molto altro.
A 30 anni dal'isolazione del virus HIV da parte dei ricercatori dell'istituto Pasteur di Parigi, l'AIDS ha cambiato volto.
Il volto descritto a Kuala Lumpur è quello di una malattia controllabile nel singolo paziente, ma ancora difficile da gestire a livello nazionale in molti paesi. Se è vero, infatti, che un paziente con HIV riesce a vivere molti anni, con una buona qualità della vita, quando viene somministrato l'adeguato trattamento, è altrettanto vero che l'infezione ha dilagato per troppo tempo nei paesi ad alta prevalenza. La storia della ricerca sull'AIDS ha visto uno dei maggiori sforzi sanitari di tutti i tempi, nell'individuazione dell'agente eziologico della malattia, nello sviluppo di terapie efficaci e quindi nel contenimento dell'infezione nel singolo paziente; oggi possiamo dire, a meno di 50 anni della comparsa della malattia, che l'AIDS può diventare una patologia cronica controllabile farmacologicamente. Ma tale enorme sforzo per il controllo della malattia a livello paziente è corrisposto ad una lentezza geologica nello sviluppare politiche di controllo dell'infezione a livello di sanità pubblica. Oggi siamo ad una svolta, ci sono voluti decenni, ma ora la comunità internazionale ha sviluppato raccomandazioni efficaci per arginare la malattia e ridurne l'impatto sulle società che ne sono maggiormente colpite.
A Kuala Lumpur tutto questo è stato evidenziato: il malato di AIDS non è solo un singolo paziente, ma ci sono interi popoli ammalati che aspettano la terapia. Il prossimo appuntamento dello IAS sarà a Vancouver 2015, riusciremo a dare buone notizie sullo stato di salute di questi popoli?