Il 2 e il 3 luglio si è tenuto in Tanzania il Summit delle First Ladies africane: Investing in Women: Strengthening Africa.
Il vertice ha messo in evidenza il ruolo che le First Ladies
possono giocare come difensori di donne e ragazze, incoraggiando i partenariati
pubblico-privati a portare risultati sostenibili per le donne in Africa.
Il 3 luglio ha visto l’intervento del Direttore Esecutivo
dell’UNAIDS, Michel Sidibé, che si è soffermato soprattutto sui risultati del
PRRR (Pink Ribbon Red Ribbon), nato per creare programmi di screening e di cura
del carcinoma uterino (inclusi programmi di vaccinazione contro il papilloma
virus) e programmi di screening e di cura del carcinoma della mammella. Tale
programma è rivolto soprattutto a donne HIV positive.
Il carcinoma della cervice uterina è il più comune carcinoma
tra le donne dell’Africa sub-Sahariana. ed è il terzo tumore più comune nella
popolazione femminile, colpendo 529,000 di donne ed uccidendone 275,000 ogni
anno. Più dell’85% delle donne colpite vive in paesi a risorse limitate, ma
solo il 5% di queste ha accesso ai programmi di screening. Tale tipo di tumore
è 4-5 volte più comune tra le donne HIV-positive piuttosto che tra quelle HIV
negative.
“In un approccio che mette al centro la persona, siamo in
grado di garantire che le donne abbiano accesso a servizi sanitari essenziali
in un modo olistico. UNAIDS è orgogliosa” ha detto Sidibé “di svolgere un ruolo
di catalizzatore nel sostenere le reti di donne che vivono con l’HIV per portare
attenzione e azione su questo problema”.
Tuttavia l’HIV, oltre ad aumentare la mortalità legata al
carcinoma della cervice uterina, aumenta anche la mortalità materna legata alla
gravidanza e al parto.
Le Nazioni Unite hanno indicato come quinto Obiettivo del
Millennio la riduzione della mortalità materna del 75% entro il 2015, perché
nessuna donna debba più morire mentre dà alla luce un figlio.
La gravidanza rappresenta infatti un fattore di rischio in
molti paesi. Si stima che nel mondo ogni giorno circa 800 donne perdano la vita
a causa di complicanze legate alla gravidanza o al parto. Nel 2010 tali morti
sono state 287,000 (dati OMS)
. Il 99% di questi decessi avviene nei paesi in via di sviluppo. Una delle
maggiori cause della mortalità materna in questi contesti è rappresentato
dall’infezione HIV, responsabile del 20-50% delle morti materne.
Ogni anno in Africa sono circa 1,4 milioni i casi di
gravidanza in donne infette da HIV. L’infezione da HIV aumenta del doppio il
rischio di mortalità tra le donne incinta. Oggi in Africa solo il 54%
circa delle donne benefica di interventi per la prevenzione e terapia dell’HIV
in gravidanza.
Tuttavia, grazie alla terapia antiretrovirale, la mortalità
materna da HIV può essere annullata. Con le cure messe in atto dal programma
DREAM si è dimostrato come il rischio di morte per
la madre possa essere ridotto del 70%. Le donne con infezione da HIV, ma in
terapia, hanno tassi di mortalità materna sovrapponibili a quelli di donne
senza infezione da HIV.
DREAM, dall’inizio della sua attività ha fornito la terapia
antiretrovirale a più di 24,000 donne incinte HIV positive.
Lo stesso intervento (la combinazione di almeno tre farmaci
antiretrovirali) ha anche l’effetto di prevenire la trasmissione dell’infezione
al neonato durante la gravidanza, il parto e l’allattamento, raggiungendo tassi
di trasmissione materno-infantili di HIV inferiori al 2% (risultati DREAM).
La diffusione più ampia possibile della terapia in
gravidanza ha quindi un doppio impatto sulla società africana: permettere la
nascita di una generazione libera dal virus, ma anche la possibilità per questa
generazione di essere cresciuta ed accudita da madri sane e forti.