22 novembre 2013

HIV in Italia: epidemia stabile ma ritardo nella diagnosi




Il Notiziario dell’Istituto superiore di Sanità ha pubblicato i dati sulle nuove infezioni da HIV in Italia e sui casi di AIDS diagnosticati nel nostro paese. Nel 2012 il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di HIV ha raggiunto la copertura del 100% del territorio nazionale, i dati cominciano quindi ad essere affidabili anche se secondo i ricercatori dell’ISS bisognerà aspettare 4 anni perché siano consolidati.
Nel 2012 sono state segnalate 3853 nuove diagnosi di infezione da HIV, un dato stabile rispetto agli anni precedenti, che corrisponde a un tasso di incidenza di 6,5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Il 26% delle persone diagnosticate è di nazionalità straniera. L’età mediana è di 38 anni per i maschi e 36 per le femmine.
Mentre negli anni '80 e '90 il principale fattore di rischio era costituito dall’uso di droghe per via endovenosa, attualmente la maggioranza delle nuove infezioni, come avviene in molti altri paesi del mondo, è attribuibile ai rapporti sessuali (42,7% rapporti eterosessuali, 38% rapporti omosessuali).

Il 55,8% delle persone diagnosticate HIV+ nel 2012 è arrivato alla diagnosi quando già i CD4 erano al di sotto di 350 per mm3 (late presenters). Il motivo di queste diagnosi tardive sta nella scarsa consapevolezza del rischio di infezione. Si tende ancora a vedere l’HIV confinato in particolari gruppi a rischio,
come una patologia su cui si dovrebbero informare solo i giovanissimi, invece non è così: l’HIV è ormai presente stabilmente, anche se con numeri c
ontenuti, nella popolazione italiana.

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