6 giugno 2013

Preoccupazioni e paure di chi vive con il virus dell'AIDS



Quali sono le paure di un uomo e di una donna HIV posistivi quando devono iniziare il trattamento con antiretrovirali (ARV)?
La risposta viene da uno studio condotto tra il 2004 e il 2009 in una zona rurale dell’Uganda. L’Uganda è un Paese di circa 35 milioni di abitanti situato nella regione dell’Africa orientale. Il tasso di prevalenza di HIV tra gli adulti è del 7.2% (dati UNAIDS).
E’ ormai risaputo come alcune condizioni non favoriscano l’aderenza alla terapia antiretrovirale, fondamentale per la buona riuscita del trattamento. Tra questi lo stigma e la discriminazione legati allo stato di sieropositivo, il livello di educazione, la consapevolezza della propria malattia e la paura di reazioni avverse dovute ai farmaci.
Le paure che i pazienti hanno prima di iniziare la terapia possono incidere sulla successiva aderenza ai farmaci e sugli esiti legati al trattamento.
A tale scopo Mayanja e i suoi collaboratori hanno interrogato 421 adulti ugandesi HIV positivi, valutando la possibile associazione esistente tra tali preoccupazioni e l’aderenza alla ART, gli esiti immunologici e virologici raggiunti in seguito all’assunzione della terapia.
Queste le principali preoccupazioni espresse dai pazienti: la preoccuazione che il loro stato di sieropositivi venga scoperto; la paura che il cibo possa venire a mancare proprio nel momento in cui avranno più appetito a causa dei farmaci antiretrovirali; timori e preoccupazioni legati all’uso del preservativo, non sapendo come usarlo o per riluttanza ad usarlo; l’uso concomitante di altri farmaci per la profilassi contro infezioni opportunistiche, come il cotrimossazolo o i farmaci per la tubercolosi; preoccupazioni legate all’aderenza alla terapia antiretrovirael e in particolare al fatto che per tutta la vita dovranno prendere compresse ad un orario stabilito senza commettere errori; paura degli effetti collaterali legati alla terapia; dubbi sull’effettivo miglioramento della salute in seguito all’assunzione di ARV (ritrovare le forze e aumentare il peso); paure legate al concepimento durante l’assunzione di ARV (può nuocere al bambino?).
Tra gli esiti sono stati presi in considerazione l’aderenza alla terapia, la conta dei CD4 e la carica virale, gli effetti collaterali alla terapia e i decessi.
Dopo almeno 24 mesi di terapia, i pazienti che avevano riferito avere preoccupazioni avevano fatto più visite rispetto a coloro che avevano dichiarato non avere alcuna preoccupazione. I CD4 apparivano aumentati in maniera simile in entrambi i gruppi. Tuttavia, dopo 1 anno di terapia, i pazienti che avevano segnalato avere preoccupazione avevano una maggiore soppressione virologica rispetto ai pazienti che non avevano riportato alcuna preoccupazione.
Secondo i ricercatori, nonostante la mancanza di associazioni significative tra la presenza di preoccupazioni ed esiti sfavorevoli legati alla ARV, i medici e coloro che si occupano del counseling dovrebbe aiutare i pazienti a superare le loro preoccupazioni che possono causare stress e disagio. Il sostegno alimentare attraverso la distribuzione di alimenti è desiderabile per alcuni pazienti che iniziano la ART.
La persona HIV positiva dovrebbe essere seguita in tutte le fasi delicate di una strada che non potrà mai abbandonare, alla quale dovrà rimanere legata per tutta la vita. Deve essere messa in grado di diventare protagonista del suo stesso percorso terapeutico, inserita in una rete di supporto fatta di persone che possano aiutarla ad affrontare paure e preoccupazioni. Questo può essere il ruolo dei Community Health Workers che con il loro intervento possono favorire la retention a programmi di cura long-life.