16 giugno 2013

Shock and kill: la miglior difesa è l'attacco


Arsenico ed antiretrovirali, shock and kill. Aiutare l'HIV a replicarsi per poterlo eliminare più facilmente. Sono queste le prospettive terapeutiche che si aprono con i risultati di un articolo pubblicato su Cell Host and Microbe da parte di un gruppo di  studiosi di Trieste. Marina Lusic e i colleghi hanno mostrato come alcuni corpuscoli nucleari siano collegati alla replicazione virale di HIV.

Le terapie antiretrovirali, come è noto, riescono a mantenere l'infezione allo stato latente ma non ad eradicarla. Ormai da tempo è noto che HIV è presente nel corpo umano in siti denominati reservoir, dove il virus mantiene un'infezione latente replicandosi, lontano dall'azione dei farmaci antiretrovirali. L'esatta localizzazione di questi siti è ancora oggetto di studio (vedi Santuari d'infezione: lì dove i farmaci non arrivano), ma la pubblicazione apparsa su Cell Host and Microbe getta una luce sul meccanismo che mantiene la latenza.
Perchè un ciclo replicativo si compia, una volta che il materiale genetico virale si è integrato nel DNA della cellula infettata, è necessario che vengano prodotte le proteine necessarie all'assemblaggio di un nuovo virione. Questi passaggi avvengono ad opera di enzimi cellulari, il virus si inserisce cioè nella normale catena di montaggio della cellula ospite.
I ricercatori di Trieste hanno mostrato come la trascrizione del DNA virale integrato nella cellula sia bloccata da una proteina cellulare denominata PML presente nel nucleo delle cellule umane. Questa proteina assume così il compito di inibire la replicazione virale lasciando però il materiale genetico del virus integrato nel DNA cellulare. Un meccanismo di difesa, insufficiente a bloccare la replicazione virale, che diventerebbe uno strumento sfruttato dal virus per mantenersi latente nelle cellule del nostro corpo. Inibire questo passaggio potrebbe quindi permettere al virus di completare liberamente il proprio ciclo, replicandosi massivamente e riducendo la quota di infezione latente. In poche parole, se si riuscisse a bloccare la PML, si porterebbe il virus ad uscire il più possibile da quei reservoir dove i farmaci hanno poco effetto (shock) e permetterebbe agli antiretrovirale di agire in modo più incisivo (kill).
Qui entra in gioco l'arsenico, tale metallo infatti, già usato nella medicina tradizionale cinese, si è mostrato in grado di inibire la PML. Il cerchio sarebbe quindi chiuso e i farmaci potrebbero eliminare definitivamente il virus.
Saranno necessari molti studi farmacologici prima di un utilizzo clinico di tali conoscenze, ma la pubblicazione di Lusic e colleghi fa avanzare la nostra comprensione dei meccanismi che mantengono la latenza da HIV.