
Per raggiungere l’obiettivo è necessario integrare i
servizi, inserire i test per l’HIV all’interno dei contesti sanitari. È necessario
inoltre semplificare le tecniche di laboratorio, sia per quanto riguarda la
misurazione della carica virale che per quanto riguarda la diagnosi precoce
infantile. I nuovi strumenti che si stanno sviluppando hanno lo scopo di
espandere l’accesso ai servizi diagnostici e migliorare la capacità dei medici
di offrire ai propri pazienti le migliori cure mediche possibili e disponibili. Sarà necessario formare il personale di laboratorio e altri operatori sanitari all’utilizzo dei nuovi strumenti, di cui i laboratori dovranno essere dotati.
Tuttavia in molti paesi i laboratori sono ancora ad
un livello elementare, godendo di scarso sostegno finanziario. Inoltre dove
sono disponibili le tecnologie, non sempre sono utilizzate in maniera efficace.
In Malawi, Mozambico e Sudafrica, circa il 51% dei risultati dei test di
diagnosi precoce infantile non viene consegnato alle madri.
In questo contesto appare importante ricordare come
il Programma DREAM fin dal suo nascere, nel 2002, ha parlato di terapia come
prevenzione in particolare per quanto riguarda il blocco del passaggio del virus dalla madre al bambino durante la
gravidanza, il parto e l’allattamento. A tutte le donne incinte da sempre viene
infanti offerto un mix composto da almeno tre farmaci, così come in occidente,
e non si è mai voluto somministrare la singola dose di nevirapina come veniva
fatto in quegli anni nei paesi a risorse limitate, nonostante si sapesse non
fosse efficace nel ridurre la trasmissione del virus. Tutto questo avveniva molto prima delle linee guida OMS che nel 2010 hanno introdotto la triterapia come
profilassi alle donne in gravidanza viventi i paesi a risorse limitate. Inoltre
DREAM ha offerto da subito ai suoi pazienti una diagnostica di laboratorio di
eccellenza, aprendo nei 10 paesi dove il programma esiste, 21 laboratori di
biologia molecolare che hanno fino ad adesso effettuato 507.000 cariche virali.
Ai neonati viene inoltre garantita la diagnosi precoce mediante una metodica
basata sull’amplificazione con PCR (vedi post).
Non è quindi impossibile raggiungere anche in Africa
risultati occidentali in larga scala. E’ necessario però affrettarsi, perché il
2030 è vicino.
Per approfondimenti: Diagnostic Access Iniziative to achieve the 90-90-90treatment, UNAIDS 2015
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