7 gennaio 2014

Dalla ricerca nuove prospettive per la lotta all'HIV


L’HIV è riapparso nei due “pazienti Boston”. Dopo un trapianto di midollo osseo, il virus sembrava essere scomparso dal sangue dei due pazienti americani, ma dopo alcuni mesi, i test hanno nuovamente rilevato la presenza dell’HIV.

Entrambi sieropositivi e affetti da un linfoma, erano stati trapiantati il primo nel 2008 e il secondo nel 2010. Circa 8 mesi dopo l’operazione, oltre ad essere scomparso il linfoma, era scomparso anche il virus dal loro sangue, tanto che all’inizio del 2013 i medici avevano deciso di sospendere la cura con antiretrovirali dichiarando i due pazienti guariti.


Secondo i medici, una spiegazione potrebbe essere legata alle staminali del donatore, probabilmente in grado di estirpare i reservoir di HIV. Il fatto che i pazienti assumessero antiretrovirali al momento del trapianto e nel periodo seguente, quando le nuove cellule si sono insediate nell’organismo, potrebbe aver impedito all’HIV di infettare le cellule trapiantate.
Tuttavia il virus è riapparso: nel primo ad agosto, 12 settimane dopo l’interruzione delle cure, nel secondo a novembre.
Tale notizia, sicuramente deludente per i due pazienti, non ha però scoraggiato i ricercatori, invitandoli a imparare dalle sconfitte.
Un primo problema riconosciuto è quello di test che non sono in grado di rilevare quantità quasi impercettibili di particelle virali nel sangue dei pazienti.
In secondo luogo, probabilmente i reservoir (“santuari”) hanno avuto un ruolo importante nella ricomparsa del virus. I “santuari” sono luoghi del nostro organismo, in cui il virus rimane silente, sicuro di non essere attaccato dai farmaci e nei quali si può riprodurre per poi gettarsi nel torrente circolatorio. Quindi anche se assente nel sangue, il virus è in grado di nascondersi e di vivere a lungo nel nostro organismo.
La storia purtroppo non a lieto fine dei due pazienti di Boston, indica quindi la necessità di sviluppare test più affidabili per la ricerca del virus. Il sistema immunitario sembra giocare un ruolo importante nella riduzione delle riserve del virus, tuttavia da solo non può fare tutto.
Con una combinazione di farmaci antiretrovirali e di altri tipi di terapia, si potrebbe arrivare a intaccare le riserve più nascoste e più resistenti per sconfiggere definitivamente il virus dall’organismo umano.

Per approfondimenti:


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