19 agosto 2013

The Mama Africa Award, perchè nessuna donna muoia per dare alla luce il figlio

Si è conclusa il 3 agosto, a Johannesburg,  la International Conference on Maternal, New-borns and Child Health in Africa (CMNCH), dopo 3 giorni consecutivi di intense discussioni e sessioni plenarie intorno alla ricerca di modi e di vie per ridurre la morbilità materna e infantile e la mortalità nel continente.


Il convegno è stato concepito per tracciare una strategia pragmatica per mettere fine ai dolori e alle sofferenze di una madre che perde un bambino o che perde la sua stessa vita mettendo alla luce il figlio. Si è affrontata inoltre una serie di questioni importanti, tra cui la fornitura e la qualità dei servizi, l'accesso ai farmaci, la pianificazione familiare in particolare rispetto all’HIV, misurando l’impatto che l’infezione ha sulla salute di donne e bambini e le modalità per garantire un maggiore accesso ai servizi essenziali. Una delle maggiori cause della mortalità materna in Africa sub-sahariana è rappresentata infatti dall’infezione HIV, responsabile del 20-50% delle morti materne.
Ogni anno in Africa sono circa 1,4 milioni i casi di gravidanza in donne infette da HIV. L’infezione da HIV aumenta del doppio il rischio di mortalità tra le donne incinta (vedi post del 9 e del 17 luglio). 
"Come leader abbiamo il potere per assicurare che nessuna donna muoia per dare la vita. Abbiamo anche il potere di garantire che nessun bambino muoia per una causa evitabile ", ha detto il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma durante la cerimonia di apertura della conferenza.
Arrestare le  nuove infezioni da HIV tra i bambini e garantire alle loro madri l’accesso a servizi per l'HIV compreso il trattamento per la propria salute è una priorità assoluta per UNAIDS. Nel 2011, UNAIDS e PEPFAR guidarono una nuova iniziativa che è stato abbracciata dalla comunità globale. Il piano globale per eliminare le nuove infezioni da HIV tra i bambini e per mantenere le loro madri in vita (Piano globale) ha fissato l'ambizioso obiettivo per il 2015 di ridurre le nuove infezioni da HIV tra i bambini del 90% e di ridurre la mortalità materna e pediatrica AIDS-correlata del 50%.

Per evidenziare tale urgente necessità, UNAIDS ha tenuto una sessione speciale, riferendo che, mentre sette paesi hanno mostrato un rapido calo delle nuove infezioni da HIV (50% declino tra il 2009 e il 2012), altri sei stanno mostrando segni di stagnazione (meno del 30% di calo), e altri sette presentano prestazioni moderate (30-49% in calo).

"Abbiamo bisogno di riflettere su come stiamo lavorando oggi. Abbiamo bisogno di un approccio olistico rispetto alla malattia. Non possiamo permetterci di avere donne in arrivo alla struttura e di affrontare un giorno la TB e un altro giorno l’HIV ... Dobbiamo considerare la donna come un intero essere umano che ha bisogno di un sostegno olistico ", ha detto il Direttore Esecutivo UNAIDS, Michel Sidibé.

L'Unione africana è un forte sostenitore del piano globale e ha attivamente sostenuto maggiori sforzi per espandere l'accesso ai servizi per l'HIV per donne e bambini.
Riconosce che gli individui, le organizzazioni, le comunità, le imprese e i governi stanno compiendo notevoli sforzi per garantire che le madri africane e i nuovi nati sopravvivano al parto, per contribuire al futuro dell’Africa.
Inoltre, ai margini della Conferenza, si è svolta la cerimonia per il lancio ufficiale del “Mama Africa Award”.

Il Premio "Mama Africa", che prende il nome in onore di Miriam Makeba, riconoscerà e celebrerà dignitari chiave in Africa, in prima fila su problemi di sopravvivenza materna, neonatale e infantile nel continente. Verrà riconosciuto agli individui, organizzazioni, comunità, imprese e governi che hanno fatto notevoli sforzi per garantire che le madri e i neonati in Africa sopravvivano al parto e crescano sani.