La povertà sembra aumentare in Nigeria, uno dei paesi con il più alto tasso di mortalità infantile al mondo. L'UNICEF stima che nel paese un bambino su sette muoia prima di aver compiuto il quinto anno di vita. Alle piaghe della povertà e della malnutrizione si aggiunge quella dell’HIV/AIDS. In un tempo in cui enormi passi avanti si sono fatti nel campo della cura e della prevenzione della trasmissione materno-infantile, in Nigeria l’HIV rappresenta ancora una sentenza di morte per molti bambini.
Secondo il Country progress report 2012 dell’UNAIDS, la prevalenza dell’HIV nel paese è del 3.7% con il 30% di copertura con antiretrovirali.
Tra il 2008 e il 2010 vi è stato un incremento del 4.0% nell’incidenza di HIV tra i bambini con meno di 15 anni, tuttavia i dati UNAIDS mostrano un declino nelle nuove infezioni tra il 2010 e il 2011 grazie al miglioramento delle attività di prevenzione materno-infantile (si è passati da 71 mila a 67 mila nuove infezioni).
Tra il 2008 e il 2010 vi è stato un incremento del 4.0% nell’incidenza di HIV tra i bambini con meno di 15 anni, tuttavia i dati UNAIDS mostrano un declino nelle nuove infezioni tra il 2010 e il 2011 grazie al miglioramento delle attività di prevenzione materno-infantile (si è passati da 71 mila a 67 mila nuove infezioni).
“Il paese affronta ogni anno più di 6 milioni di gravidanze, 230,000 in donne HIV positive, dando alla luce ogni anno 70,000 bambini infetti”, è quanto dichiarato dal Direttore Generale della National Agency for the Control of AIDS (NACA), Professor John Idoko .
Tra tutte le donne con necessità di accedere a programmi di cura prenatali, la cifra più alta raggiunta è stata di 1,2 milioni nel 2012. L’accesso a servizi di counseling e test è stato del 20%. Ci si scontra non solo con la difficoltà ad accedere a servizi di prevenzione materno-infantile, ma anche con la difficoltà di accesso ai farmaci, non gratuiti e molto costosi. Nel 2007 si sono raggiunte solo 19,000 di queste donne, fino ad arrivare a 40,000 nel 2012. Questo vuol dire che numerose donne infette e i loro bambini non ancora nati rimarrebbero in condizioni disperate.
La terapia antiretrovirale può cambiare le sorti di questi piccoli. Negli ultimi tempi si vanno sommando casi di apparente negativizzazione in neonati sieropositivi dopo l’inizio della terapia. Il mondo scientifico è molto cauto su questi casi, tuttavia è certo che la terapia dovrebbe essere iniziata al più presto per garantire la sopravvivenza di questi piccoli, di cui altrimenti il 50% morirebbe entro il primo anno di vita. Per questo sono stati messi a punto sistemi di diagnosi precoce (EID) che consentono fin dal primo mese di vita di fare diagnosi per l’HIV.
La Nigeria lancia un appello per aiutare le sue donne, perchè nascano bambini sani, liberi dall'HIV, futuro del paese.