Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi nella
comprensione delle origini della peggiore pandemia del secolo. Si pensa che l’HIV-1 di gruppo M (il sottotipo principale di virus) sia derivato da un virus che infettava lo scimpanzé Pan troglodytes troglodytes, che abita
in Africa Centrale, tra Camerun, Congo, Gabon e Guinea Equatoriale. Il vero
“Paziente Zero”, colui dal quale la pandemia è iniziata, probabilmente viveva
all’interno di questo territorio.
Anche
se sono solo teorie e
non si è ancora davanti a nessun dato definitivamente certo, si pensa che
questo salto tra scimpanzè e uomo possa essere avvenuto in Africa Centrale, c’è
chi sostiene nella zona dei Grandi Laghi e chi in zone rurali del Camerun,
probabilmente attraverso la manipolazione di carne infetta da parte di un
cacciatore. Altri sottotipi, il gruppo O e P, dovuti forse ad altri cluster
epidemici, si ritrovano in Africa Centrale, soprattutto in Camerun, ma sono
rimasti minoritari.
Secondo alcuni studiosi, durante
il XX secolo, due fattori principalmente hanno facilitato l'emergere dell’ HIV :
l’urbanizzazione e le campagne sanitarie coloniali.
I
colonizzatori francesi e belgi crearono piccole città dove , per varie ragioni
, il numero di uomini non sposati superava quello delle donne, questo portò
allo sviluppo della prostituzione che mantenne la circolazione del virus. Un altro fattore che consentì la diffusione
dell’HIV fu l’organizzazione di programmi sanitari per combattere le malattie
tropicali. Le autorità coloniali cercarono di combattere malattia del sonno,
sifilide, lebbra, attraverso programmi che comprendevano la somministrazione di
farmaci per via iniettiva, e questo senza adoperare le necessarie misure di
sterilizzazione, visto che all’epoca non era ben chiaro il ruolo della
trasmissione di patogeni attraverso aghi e strumenti taglienti.
Una
seconda e più importante fase di sviluppo della pandemia ha avuto luogo a Léopoldville
- Brazzaville, il capolinea di tutto il trasporto fluviale sul bacino enorme del
Congo.
Qui
è stato isolato il virus HIV 1 in campioni ottenuti a
Léopoldville nel 1959 e 1960 , e gli studi molecolari hanno rivelato che l'area
Léopoldville - Brazzaville ospita di gran lunga la più alta diversità genetica di
HIV1 gruppo M nel mondo.
Intorno
al 1950/60 si ebbe un aumento esponenziale della trasmissione del virus, per la
compresenza su grandi numeri dei due fattori nominati in precedenza:
inurbamento e prostituzione, campagne sanitarie basate sulle iniezioni. Tra il
1960 e il 1970 il virus fu esportato in altre città africane, ma anche negli USA
via Haiti, probabilmente attraverso qualche cooperante tecnico haitiano che
lavorava in Congo. Attraverso il turismo sessuale, il virus da Haiti raggiunse
gli Stati Uniti, e qui comincia la storia che tutti conosciamo, e che porta
fino ad oggi.
Fonte:
J. Pépin. The origins of AIDS: from patient zero to ground zero.
JEpidemiol Community Health 2013; 67:473-475
Helen Epstein, nel suo libro The Invisible Cure, fornisce un modello della diffusione dell'HIV che, indipendentemente dall'origine del virus stesso, prova a spiegare le diverse velocità di espansione della pandemia in paesi limitrofi come ad esempio RDC e Tanzania. Il modello ridimensiona l'importanza della prostituzione ponendo invece l'accento su differenze culturali e di comportamento che ben si adattano alla realtà della diffusione del virus in Africa sub-sahariana
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