Negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli passi avanti
per ridurre il numero dei decessi infantili in tutto il mondo.
Infatti, tra il 1990 e il 2012 il tasso di mortalità tra i
bambini sotto i 5 anni si è ridotto di circa il 50%. L’HIV rappresenta il 2%
delle cause di mortalità infantile.
Tuttavia, i tassi di mortalità neonatale diminuiscono più
lentamente (diminuzione del 36% nello stesso periodo). Come risultato, la
proporzione di morti tra i bambini con un’età inferiore a 5 anni che avviene
nel periodo neonatale, è aumentata passando dal 37% nel 1990 al 44% nel 2012. In questo anno, circa
2.9 milioni di bambini sono morti entro il primo mese di vita, la maggior parte
per cause prevenibili. Inoltre 2.6 milioni di bambini sono nati morti. A queste
morti vanno associati i 287 mila decessi che si stima avvengano tra le donne
per complicanze legate alla gravidanza o al parto.
Eppure la maggior parte delle morti neonatali sono
prevenibili, soprattutto quando gli interventi sono integrati con le cure
materno-infantili.
Recentemente, rinnovati sforzi sono stati fatti da molti
governi in risposta alla Strategia Globale per la Salute della Donna e del
Bambino.
Dall’evidenza dell’eccessiva mortalità neonatale, è nata l’iniziativa
Every Newborn: un piano d’azione per
porre fine alle morti evitabili (The Every Newborn: an action plan to end preventable deaths- ENAP).
Piani specifici e obiettivi per la salute materna sono inoltre in fase di
sviluppo e saranno legati a questo processo.
La maggior parte delle morti neonatali avviene nei paesi a
risorse limitate, e i due terzi di tutte le morti in solo 12 paesi, di cui 6 si
trovano in Africa sub-sahariana (Nigeria, Repubblica Democratica del Congo,
Etiopia, Angola, Kenya, Tanzania). In questi paesi, spesso afflitti da conflitti
e da emergenze umanitarie, alle donne e ai bambini non è garantito l’accesso ai
servizi per la salute.
Oltre l’85% dei decessi è dovuto a complicazioni dovute alla
prematurità, morti intrapartum e infezioni neonatali.
Le cure prenatali rappresentano un importante canale per la
messa a punto di interventi che abbiano un impatto diretto sulla salute della
madre e del feto.
Nei paesi a basso reddito, si stima che solo il 37% delle
donne effettua il minimo raccomandato di 4 visite prenatali e spesso la qualità
delle cure disponibili è sub-ottimale.
Una percentuale ancora inferiore riceve interventi
essenziali quali lo screening e il trattamento di anemia e ipertensione,
consulenza e test per l'HIV e la sifilide, o la prevenzione ed il trattamento
della malaria. A tale scopo, il piano d’azione prevede anche il rafforzamento
di altri piani ad azione globale, come quello per l’eliminazione della
eliminazione della trasmissione madre-bambino dell’HIV.
Lo sviluppo di questo progetto è stato guidato dai consigli
di esperti e coordinato da un gruppo ristretto di partner, guidati da OMS e
UNICEF .
La bozza della versione è pronta per on-line per la consultazione
pubblica .
La fine del progetto ENAP sarà presentato agli Stati membri
al 67ª Assemblea Mondiale della Sanità , nel maggio del 2014.
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