Negli
anni l'Uganda si è impegnato nella lotta contro l'AIDS (vedi post),
tanto da diventare uno dei paesi simbolo al quale hanno guardato
tanti stati africani, Zambia e Sudafrica in particolare.
L'Uganda
Accountability AIDS Scorecard, sviluppata
per influenzare positivamente la qualità, l'efficienza e la
responsabilità nella prestazione dei servizi di HIV/AIDS a livello
nazionale e distrettuale, ha messo in luce importanti novità.
L'indagine,
condotta dall'Uganda Network of AIDS Services Organisations (UNASO),
ha evidenziato che sempre più
ugandesi hanno accesso al trattamento, aumentando il numero da
329.060 (copertura del 57%) nel 2011, al 577.000 (76,5%) nel 2013.
Inoltre
la relazione rileva miglioramenti significativi in termini di
counselling e di test
per l'HIV, di prevenzione della trasmissione materno-infantile, di
sicurezza sulla circoncisione maschile e sulle trasfusioni di sangue.
La
Scorecard, frutto di
UNASO, permette la valutazione, il monitoraggio e l'analisi
comparativa delle prestazioni ugandesi, attuate secondo il Piano
Strategico Nazionale HIV/AIDS.
Prima
nel suo genere, valuta il grado con cui il governo assolve al suo
impegno per rispondere all'epidemia. Sviluppata con il sostegno
finanziario dell'United
Nations Development Programme (UNDP), la Scorecard “è uno strumento partecipativo che genererà informazione
attraverso diversi gruppi focali e fornirà un immediato feedback a
tutte le parti interessate”, ha detto Bharam Namanya, Direttore Esecutivo UNASO.
Sempre
secondo Namanya, con tali “schede di valutazione” e grazie al
feedback immediato che produrranno, il governo, attraverso l'Uganda
Aids Commission (UAC) sarà informato e imparerà direttamente dai
soggetti interessati quali siano gli aspetti da migliorare e quali
quelli su cui il paese sta lavorando bene.
Un
problema che è emerso è quello della stigmatizzazione ancora troppo
presente nel paese e di competenze ancora troppo scarse per quanto
riguarda counselling e cure prenatali.
In
più di trent'anni in cui l'HIV è stato scoperto nel paese e in cui
il tasso di prevalenze è cresciuto dal 6,4% nel 2004/2005 al 7,3%
nel 2011, rimangono ancora aperte sfide nella lotta contro
l'epidemia.
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